ABBANDONA UN LIBRO, QUALCUNO LO "ADOTTERA'"
Anche a Roma la moda del "book sharing": la condivisione di un testo con gli
sconosciuti.
di Fabrizio Venturini.
Sul sedile del 63, al capolinea di viale Somailia, è stato trovato un
Vangelo di San Giovanni. E in una sala d'aspetto del Politecnico una copia
dell'"Isola del Tesoro" di Stevenson. Non è per distrazione nè per
smemoratezza che a Roma sta diventando frequente il ritrovamento di libri -
più spesso romanzi che saggi, classici più che successi - lasciati in luoghi
pubblici come giardinetti, banche, mercati, cinema, panchine, fermate di
autobus.
Questa moda è arrivata dagli Stati Uniti un annetto fa, come uno degli
effimeri andazzi che gli americani definiscono "fads", distinguendoli dalle
"crazes" (follie di massa), perchè coinvolgono gruppi meno ampi e omogenei
di gente, non hanno date ufficiali di inizio, motivazioni o obiettivi
ideologici diversi dalla condivisione di un hobby con persone legate ad un
interesse comune. In questo caso, i libri e lo scambio dilibri già letti.
Si chiama dunque "book crossing" l'ultimo strillo dei giochini intellettuali
di Oltreoceano e comincia dalla scelta negli scaffali di casa di un libro di
recente apprezato e gustato, nel disegnarvi in copertina oppure nell'indice,
nella prima pagina sotto al titolo o sulla dorsale, a penna o a matita, a
pennarello o a pastello (meglio se di colore giallo) la figura di un libro
con due braccine e due gambette come i personaggi dei cartoni animati che
recita in italiano (o in inglese): «Buongiorno, leggimi e se ti piaccio
abbandonami ancora»
In certi cai insieme a questa scritta appare il riferimento a un sito
internet canadese (www.bookcrossing.com/ ) che punta a guidare questa
pratica di "book sharing" (condivisione libraria) internazionale con un
archivio tenuto costantemente aggiornato e al quale arrivano non solo i nomi
dei "disseminatori2 di gialli, biografie e saggi con i titoli che
abbandonano. Ma pure brevi recensioni di opere raccolte, lette, nuovamente
abbandonate, con le loro impressioni personali. ovviamente si può anche
evitare di inditizzare a quella pubblicazione "on line" questi scambi di
emozioni letterarie così simili alla romantica usanza marinara dei "messaggi
in bottiglia". Nei giardini di piazza Cavour ad esempio è stata trovata una
copia del romanzo "Oblomov" del russo Goncarov, con un foglietto in cui
qualcuno aveva scritto a mano una nota di questo tenore: «Se il mondo è
ingiusto e feroce l'inazione non è pigrizia, ma moralità». In calce,
l'indirizzo di una e-mail per scambiare due chiacchere via internet su quel
celebre libro e sulla citata proposta di interpretazione critica.
Chi a Roma pratica da più tempo il "book sharing" e ormai ha acquisito una
certa esperienza - ci sono giornaliste in questa schiera, ma pure casalinghe
e insegnanti, commesse, studentesse e pubblicitarie, innanzitutto donne
comunque - si raccomanda di prestare sempre attenzione a due problemi di
questa nuova pratica.
Da un lato, l'abbandono del libro dev'essere intenzionale e premeditato,
come il luogo e le circostanze del gesto, che vanno studiate per evitare
l'imbarazzante restituzione e gli inevitabili equivoci del caso. Da un altro
lato, leggere un libro trovato i luoghi pubblici perchè lasciato non si sa
bene chi deve essere l'occasione buona per togliersi il vizio comune a tanti
di portare alle labbra il dito con cui si gira la pagina. Non si mai, in
questi casi.
Ciao!
akela
Articolo su BC sul Messaggero - Roma 1/12/2002
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