Shantaram - Gregory David Roberts

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Gwiwenneth
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Shantaram - Gregory David Roberts

Messaggio da Gwiwenneth »

Si puo' parlare di un libro senza averlo finito ?

Sono a 500 pagine dall'inizio... me ne mancano ancora 700 e gia' piango all'idea che possa finire. E' un vero capolavoro.E' quasi impossibile credere che Greg sia una persona vera, che abbia fatto tutto quello che dice, che sia quello che ... racconta. E' la vita, romanzata ok... ci sono cose "perfette", situazioni ed immagini create apposta ma... la vita e' vera, le azioni sono vere... la vita e la morte di questa gente e' storia e continua a vivere in ogni pagina, in ogni lettore che viene letteralmente assorbito dalle parole.
Ogni volto, ogni azione ogni parola descrive qualcosa di vissuto.
La sofferenza dei poveri di Bombay, come l'amore e la fame e la gioia, sono tutti sentimenti veri, resi immortali dalle pagine di quest'uomo.


E' splendido, mi fa sentire catturata in un qualcosa che non e' mio... ma che ormai mi appartiene. Bombay e' una citta' viva, mi fa capire anche di piu' Napoli ed il suo sistema mafiosocriminalecivile.

Apriro' un ring a giorni, quando saro' a 200 pagine dalla fine ovvero.. massimo 2 giorni e potrei liberarlo.
E' un libro talmente bello che non c'e' modo di descrivervelo se non ammettere di non riuscire a fare piu' nulla nell'attesa di tornare a leggere.

Hanno gia' iniziato a scirvere la sceneggiatura per un eventuale film della Warner.
C'e' anche un sito, http://www.shantaram.com/ suggestivo direi ma, se fossi in voi, non leggerei la biografia dell'autore, vi toglie parte della suspance nella lettura, dato che tutto quello che e' scritto, e' vero, ed e' accaduto nei modi in cui lui lo descrive (o meglio questo e' quello che lui ci dice).

Possiedo due edizioni, l'italiana e l'inglese.
Nella versione Italiana alcune frasi sono state omesse per impossibilita' di "giocare con i doppi sensi inglesi". Ma la traduzione e' abbastanza fedele. Di certo e' impossibile apprezzare, in traduzione, i vari sleng linguistici tra australiano, americano ed indiano.
Ma e' un libro del quale non mi farei sfuggire nemmeno una parola, ed a meno che uno non parli da madrelingua, inevitabilmente alcune descrizioni vengono perse. Ecco perche' mi sono decisa a comprare anche la traduzione Italiana. Generalmente non lo faccio, ma sono avida e non voglio perdermene neanche una goccia.

Tutto quello che volete sapere in aggiunta lo trovate sui vari siti dedicati all'autore ed al libro. Ma vi suggerisco di non leggere troppo o vi togliete parte del divertimento.

a presto

-Gwi
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Gwiwenneth
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Messaggio da Gwiwenneth »

un po' di commenti, anche molto contrastanti ( tedioso, magnifico, violento, epico... )

QUA


e QUA

NE faro' un ring... speriamo vi piaccia :mrgreen:
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Gwiwenneth
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Messaggio da Gwiwenneth »

INOLTRE ! !! !
DIRETTAMENTE DAL FORUM ALCUNI COMMENTI:



L'iscritta al ring Masia Commenta:

"Si tratta di un romanzo, non di un’autobiografia. Ma tutti gli eventi che riguardano il protagonista sono veri." Ora, logicamente non mi suona strano il fatto che ci possano essere fatti rielaborati e aggiunte di vario genere, ma proprio non riesco a capire che senso abbia un'affermazione del genere se rivolta ad un romanzo in cui per più di mille pagine il protagonista si racconta in prima persona!
Inoltre: "Per tracciare i contorni di Karla Saaranen, che il protagonista ama da subito, Roberts ha invece cercato fuori di sé: una fotografia che ritraeva Monica Bellucci sul set dell’Appartamento gli ha fatto compagnia durante la stesura del romanzo."
Ma come la Belluccccciiiiii??? Ma no dai!!!!!
E poi come fanno a essere tutti veri i fatti accaduti al protagonista se poi lui ci descrive Karla come se fosse la Bellucci quando invece magari la tipa in realtà era una biondona sgangherata?


Io Commento:


Bellucci si... o Bellucci no ?

Da ( anche ) ring master mi sento in dovere di dare una mia personale opinione.

Io ho amato questo libro anche se l'amico che me l'ha consigliato mi ha detto; se solo il 10% delle cose che quest'uomo racconta come autobiografiche" sono vere, allora e' un dio. Io non gli credo...

Ma sapevo che doveva essere comunque "bello", non sapevo in che termini, ma sono partita prevenuta.
In principio lui mi era alquanto antipatico.
Ho notato che non si descrive mai direttamente. Avverti di aver imaprato a conoscerlo perche' si autodescrive introducendo i suoi amici.
Ho amato da morire Prabu.
L'uomo dal piu' grande sorriso del mondo e molte volte non sono riuscita a trattenere le lacrime benche' fossi in luoghi pubblici.

A volte si avverte che le situazioni sono forzate per farle stare nello schema del racconto. La storia avra' una base autobiografica, ma sopratutto credo che sono gli stati d'animo, le emozioni, le impressioni sull'india che lo caratterizzano.
Desidero andare a visitare i luoghi descritti perche' mi sembra quasi che L'india di GDR sia l'unico posto ancora "vivo" e vero sulla faccia della terra.

In alcune descrizioni di Mubai mi e' sembrato di rivedere Napoli.
Un luogo dove l'illegale E' LEGALE. Dove tutto funizona perfettamente grazie alla vita mafiosa parallela che scorre accanto a quella che "i perbenisti" pensano sia la legalita'. Senza lìillegale al sud non si vive. Bisognera' prima o poi fare i conti con questa situzione.


Che c'entra Monica Bellucci ?
Non dimentichiamoci che GDR e' uno scrittore.
Non ha scritto una "biografia" ma un "romanzo".
Personalmente credo che abbia sublimato moltisse situazioni della sua vita, e forse cosi' e' riuscito ad accettare tutto quello che ha subito.

Credo fermamente che sia stato in carcere, che abbia vissuto in uno slum, che si sia integrato nella vita dello slum, che sia stato torturato e che sia stato usato dalla Mafia per i propri scopi. Infondo era un uomo senza passaporto che avra' dovuto accettare molti compromessi.

Ma leggendo la storia si ha l'impressione di leggere un personaggio non una persona.
La figura di Carla e' emblematica. Molt dicono che e' centrale alla storia. Io la trovo "il contorno sentimentale".
Greg attribuisce a Carla frasi e espressioni che devono restare impresse nella mente dei lettori. E' un personaggio chiave affinche' la storia si svogla come lui a deciso.
Senza Carla le cose non evolverebero. E' un pretesto.
Potrebbe avere il volto di chi meglio ci piace... pensare che in principio facevo fatica ad immaginarla bruna.

Carla resta una donna di classe...
e se a Greg piaceva la Bellucci BENVENGA !!! Viva le Donne Italiane

Un poco di superficialita' non guasta mai
O no ?

Infondo credo che l'ultima persona a prendersi terribilmente sul serio sia proprio Greg. Perquanto le impressioni di chi l'ha incontrato siano "di impatto" "una persona molto sicura di se", resta che sprigiona una forte empatia e non e' difficile sentirsi legati a questo "criminale romanziere".

Io l'ho amato e lo amo.
Ditemi voi che ne pensate.
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masia
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Messaggio da masia »

La fortuna è ciò che ti capita quando il destino si stanca di aspettare (p. 1154)
Coincidenze. Apro un nuovo foglio di blocco-note per scrivere la j.e. in uscita di Shantaram, ma prima di iniziare a mettere ordine fra i pensieri ho l'impulso di accendere la tv e così mi ritrovo davanti agli occhi le immagini di quella Mumbai di cui ho appena terminato di leggere. Il programma, come ho avuto modo di scoprire in seguito, si chiama Taccuino Indiano. Così ho visto gli sguardi e i sorrisi indiani, gli slum, il traffico e ho anche sentito i rumori, il respiro della metropoli delle contraddizioni. E' strano leggere una didascalia che spiega che quella che si sta vedendo è la processione dei fedeli al tempio induista di Ganesha e pensare immediatamente a un orso e al suo abbraccio, e rendersi conto di sapere che Ganesha è il dio con la testa di elefante, che risolve qualsiasi difficoltà e che rimuove gli ostacoli dal cammino. E alla fine del programma, quando un famoso maestro di yoga indiano afferma che "una persona in contatto con la propria coscienza vede sé stessa negli altri e questo pone termina al conflitto", come posso non pensare che questo concetto calza a pennello a G. D. Roberts, l'uomo che ha messo nero su bianco un esame di coscienza lungo più di mille pagine in cui, più di una volta, arriva a dichiarare di aver compreso che l'odio che credeva di provare per gli altri era in realtà odio nei confronti di sé stesso, e che fin dall'incipit del suo romanzo afferma:
"Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore, del destino e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l’essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Fra le urla silenziose che mi squarciavano la mente riuscii a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo conto. Ma quando non hai altro, stretto da una catena che ti morde la carne, una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita."
Quando si arriva al concetto, espresso dalla donna amata, che ogni battito del cuore di un uomo è un universo di possibilità a mio avviso il cerchio si chiude.

Decisi di fidarmi del piccolo uomo dal grande sorriso.
(p. 20)
Sorrisi. Inutile girarci intorno: l'aspetto di questo romanzo che ho trovato più coinvolgente ed entusiasmante è la vibrante descrizione dell'universo indiano. Alla fine è quello che mi è rimasto di più perché alla lunga i discorsi sulle rivalità fra bande, i fatti di guerra e di traffici internazionali mi hanno un po' stancato, anche se naturalmente è estremamente interessante il racconto da un punto di vista interno, ma i particolari sulla vita delle persone la cui vita è una quotidiana lotta per la sopravvivenza, quelli no, non mi hanno mai annoiata o disinteressata. Questo libro è tante cose, ma la sua peculiarità penso sia quella di aver tracciato capitolo dopo capitolo, pennellata dopo pennellata, un grandioso affresco della metropoli indiana e dell'essenza dei suoi abitanti. Quello che resta alla fine è il sorriso di Prabu, con tutto il suo carico di scanzonato amore per la vita e la sua semplicità. Creatura rara il piccolo Prabaker, mix di personaggi antastici: Dobby, l'elfo domestico di Harry Potter; il Catarella di Montalbano; Forrest Gump; TopoGigio e il Piccolo Principe di Exuperi.
"Secondo la concezione che aveva Prabaker del corteggiamento, un giovane non portava fiori o cioccolatini all'amata: le regalava storie del vasto mondo, dove gli uomini lottavano contro i demoni del desiderio e i mostri dell'ingiustizia. Prabaker regalava a Parvati scandali, pettegolezzi, intimi segreti. Le offriva la verità del suo cuore coraggioso, e la scanzonata, stupefatta meraviglia che era la fonte delle sue risate e di quel sorriso vasto come il cielo. Lo guardai sgambettare verso il chiosco di Kumar, e vidi che stava già ciondolando la testa e agitando le mani: si esercitava a raccontare la storia che avrebbe offerto a Parvati come regalo del nuovo giorno." (p. 393)

I nostri corpi sono figli di tutti i soli e di tutte le stelle che con la loro distruzione hanno fornito gli atomi di cui siamo composti. (p. 602)
Amore. L'atto di raccontare e condividere attraverso le pagine di un romanzo le proprie esperienze a Mumbai mi sembra una profonda dichiarazione d'amore da parte dell'autore nei confronti di quei luoghi e di quelle persone che lo hanno accolto arricchendo la sua vita. E visto che una dichiarazione d'amore di tale portata non può che potenziare il movimento verso la Complessità Suprema è di certo un bene che questa storia sia stata scritta ;)

Tutto quello che ci sembra reale è solo un'illusione. Nulla esiste come vorremmo credere. Né lei, né io, né questa stanza. Nulla. (p. 245)
Realtà. Quanto c'è di reale e quanto di inventato in queste 1177 pagine? Ci ho riflettuto molto e alla fine sono giunta alla conclusione che probabilmente nemmeno lo stesso autore saprebbe dare una risposta esauriente a questa domanda. Molti fatti non possono che essere frutto di esperienza reale, sia perché esistono riscontri effettivi, sia perché non credo che certe esperienze si possano raccontare in un certo modo se non avendole vissute in prima persona. E il resto? Il resto non importa. Me lo sono detta quando ho visto questa immagine di Roberts e l'ho paragonata a quest'altra. Entrambe foto in posa, ma molto indicative.
Espressione angelica nella prima e micidiale nella seconda. Alla fine, scrutando queste foto, non mi sembra poi tanto impossibile che quest'uomo sia passato attraverso a quello che ci ha raccontato in Shantaram.

"Ogni persona al mondo è nata in India in almeno una delle sue vite precedenti" (p. 1169)

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zazie
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Messaggio da zazie »

Non ho letto il libro, ma chi l'ha fatto e a visto Roberts a Mantova mi assicura che è perfettamente credibile (e pare ne abbia viste davvero di tutte i colori).

Masia bellissima la tua recensione :yes!:

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Rosencrantz
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Messaggio da Rosencrantz »

Approfondisco un po', qui, quel poco che ho scritto nella JE del libro. So di non essere stata esauriente nella JE, ma l'ansia da "prestazione" uccide la riflessione. :D Da questo punto di vista fa bene il Picchio a rimandare.... :yes!:

E' sicuramente un romanzo che, per quanto si cerchi di demolirlo e di rimanere asettici, non lascia indifferenti. Dopo l'incontro con l'autore, a Mantova, ne abbiamo parlato parecchio con l'Elfetto e la Picchia, di cosa ci si potrebbe aspettare da un romanzo scritto da un delinquente. Perchè, non c'è niente da dire o da fare, G D R rimane una persona, o un personaggio, con una moralità diversa dal sentire comune. (Complice anche il fatto che avessi finito da pochissimo anche uno dei libri di Bunker).
In tutto il romanzo non ho trovato che poche righe di tentativo di autonalisi sul fatto di essere un criminale incallito. Buona parte del romanzo è giocato proprio sulla figura ambigua di gangster/eroe. Appassionante e coinvolgente, ma poco credibile, alla fine. Se da un certo punto di vista ho amato quell'uomo pieno di cicatrici (come ho già scritto), dall'altra mi ha profondamente infastidito.Possibile che tutto si riduca ad una filosofia spicciola (anche se apparentemente molto profonda e affascinante) sul caos e sull'amore?
L'abilità di Roberts, forse, sta proprio nel fatto di farci dimenticare che lui è un ex tossicodipendente rapinatore di banche, che in India campa solo grazie alla mafia. Sta nel fatto che l'importante, alla fine, è che lui sia una vittima e un eroe. Questo aspetto del romanzo (o della biografia) alla lunga mi ha stufata. MI ha fatto sentire presa in giro, un pochetto. Anche se ho sofferto e sono rimasta in ansia assieme a lui. Questa, indubbiamente, è una grande capacità.
Da questo punto di vista, banalmente, sarei proprio curiosa di sentire cos'ha da dire un uomo nei confronti di questo libro, perchè, si sa, la donna si fa affascinare un casino dal "fuorilegge". :mrgreen:
Un altro aspetto che, alla lunga, mi ha un po' delusa, è proprio l'affresco dell'India vista da Roberts: all'inizio è un affresco irresistibile, colorato, caldo, appassionato. Poi ha cominciato a stonare e ho cominciato a farmi delle domande: ma possibile che la vita in uno slum sia così terribilmente felice? "Terribilmente" e "felice" in senso letterale. Possibile che la gente sia così altruista (anche se controllata dalla mafia)? Possibile che Mumbai, con i suoi accattoni, affabulatori, operai, poveracci, contadini sradicati, miseria e morte, possa essere un paradiso? Non per essere cinica a tutti i costi, ma lo scetticismo è cresciuto. Alla fine mi è sembrata la tipica visione di chi, in fondo, nello slum ci è stato temporaneamente e da occidentale, Il punto di vista di chi ha vissuto questa vita come ospite esterno e temporaneo, le descrizioni di chi sa che, prima o poi, da quel posto se ne andrà. Purtroppo, quest'impressione è stata accresciuta dal fatto che GDR non abbia assolutamente accennato all'India nel parlare del suo romanzo a Mantova. Ha parlato solo di sè stesso. Punto.
L'impressione finale, se non si fosse capito, è che Roberts abbia scritto un ottimo romanzo, ma che sia anche un perfetto affabulatore.
Se si prende la storia con la giusta dose di romanticismo va benissimo, basta non prenderla come vangelo, ecco.
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Dalla biblioteca ho preso in prestito alcuni nuovi libri sulla mitologia greca e ho letto un sacco di cose su Icaro - sapete, quello delle ali di cera che si squagliarono - ma non permetterò che la cosa mi sfugga di mano. (Sirene, Patty Dann) Immagine
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fatamorgana67
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Messaggio da fatamorgana67 »

Il mese circa trascorso in compagnia di questo libro ha rappresentato più di una semplice lettura. Nonostante, su ammissione dell'autore stesso, i personaggi non siano realmente esistiti e anche i fatti raccontati siano stati rielaborati attraverso la licenza narrativa, pochi libri lasciano di sé un'impressione altrettanto tangibile.
Seguendo le sue esperienze, fisiche e interiori, ci si accorge di percorrere un sentiero parallelo, di riappropriarsi durante la lettura di una realtà lontana eppure allo stesso tempo appartenente al vissuto di ogni essere umano.
Attraverso la minuta e spesso poetica descrizione di suoni, odori, immagini, Roberts restituisce la visione di un India complessa e dai mille volti, spesso lacerata dai conflitti e oppressa da dolore e miseria, ma sempre illuminata da quella luce interiore, da quel "sorriso" che diventa simbolo di riscatto e redenzione, la ricerca dei quali si fa tema conduttore del romanzo.
Forse in alcuni punti le sue descrizioni possono sembrare eccessivamente edulcorate rispetto ad una realtà che non risparmia nessun orrore ai poveri e ai diseredati di Bombay, ma Roberts spiega così, in un'intervista da lui rilasciata i motivi di questa scelta:

"Dopo molti anni, credo di avere una certa esperienza dell’India e dell’atmosfera che lì si respira ed ho cercato di evitare di descrivere un paese eccessivamente negativo. So benissimo, non sono così ingenuo da ignorarlo, che in India, come in molte altre parti del mondo, ci sono cose che non funzionano. Però tutti i libri che avevo letto precedentemente su Bombay, una città che io conosco molto bene, erano tutti troppo concentrati sulla sua tristezza, sulla miseria, sulla sofferenza. Io ho cercato invece di dare un quadro diverso, perché uno degli aspetti più straordinari e assolutamente sorprendenti che una persona può percepire a Bombay, quando impara a conoscerla, è invece il senso di amore e di felicità che la pervade. Ci sono, certo, anche molti aspetti negativi, ma io ho preferito, forse calcando un po’ la mano, evidenziare un’altra immagine, che poi è davvero l’immagine che questa città ha di se stessa"

Da ogni parola traspare infatti l'amore e la grandissima ammirazione che l'autore nutre nei riguardi di questo popolo che così descrive:

"Erano poveri, stanchi e preoccupati, ma erano indiani, e ogni indiano è pronto a dirvi che anche se l’amore non è stato inventato in India, è qui che ha raggiunto la perfezione"

Sotto questo aspetto mi ha colpito la parte in cui descrive il viaggio in treno assieme a Prabaker: centinaia e centinaia di persone stipate assieme, in condizioni assurde, costrette a contendersi ogni centimetro di spazio vitale. Eppure, in qualche modo, superato l'impatto iniziale, il disagio non degenera in entropia e anzi, l'impressione generale é quella di pacifica e serena convivenza, addirittura di rispetto e gentilezza (é significativo che proprio in questo contesto Roberts impari il significato del gesto indiano di far oscillare la testa per indicare buone intenzioni e rassicurare l'interlocutore). La riflessione conseguente (che condivido) é che in nessun'altra parte del mondo questo sarebbe possibile: in nazioni diverse (tra cui la nostra), all'apparenza civili e organizzate, un disagio molto minore scatenerebbe all'istante reazioni di assoluta violenza e anarchia. Nonostante tutto, come dice a Roberts/Lin l'amico Vikram:

"E’ così che questo posto pazzesco sta insieme, grazie al cuore. Duecento fottute lingue diverse, e un miliardo di persone. L’India è il cuore. E’ il cuore che ci tiene insieme. Non c’è un altro posto con gente come la mia, Lin. Non esiste un cuore come quello indiano"

E forse per questo, malgrado le esperienze di vita estreme, sempre sulla linea di confine, spesso superata, dell'illecito, Roberts inizia ad ascoltare la propria voce interiore e si trasforma nel profondo, accettando come simbolo di questa trasformazione dei nomi indiani: prima Lin e dopo "Shantaram", uomo di pace.
Questo pur continuando a vivere una vita che per molti versi può essere considerata criminale, per la quale del resto, perfettamente consapevole, egli non cerca scuse. In fondo, con le sue parole:

"A volte amiamo anche se ci rimane solo un filo di speranza. A volte piangiamo senza lacrime, ma con tutto il nostro essere. In fondo è tutto qui: l’amore e i suoi obblighi, il dolore e la sua verità. Non ci è concesso altro. Possiamo solo cercare di resistere fino all’alba di un nuovo giorno"

La sua redenzione non passa attraverso il desiderio di cambiare modo di vivere, ma tramite l'accettazione della natura umana e dei suoi lati oscuri, persino quando questi riguardano la donna che ama o addirittura i suoi aguzzini. In questo modo, riesce a sopportare le esperienze estreme vissute senza perdere la capacità di amare:

"Che cosa caratterizza maggiormente la razza umana? La crudeltà o la capacità di provarne vergogna? Sul momento mi era sembrata una domanda molto acuta, ma ora che sono più saggio e solitario so che né la crudeltà né la vergogna caratterizzano la razza umana. E’ il perdono che ci rende unici. Senza perdono la nostra specie si sarebbe distrutta in una serie di faide senza fine. Senza perdono non esisterebbe la storia. Senza la speranza del perdono non ci sarebbe l’arte, perché l’arte è in qualche modo un gesto di perdono. Senza il sogno di un perdono non ci sarebbe amore, perché ogni atto d’amore è in qualche modo una promesa di perdono. Viviamo perché possiamo amare, e amiamo perché sappiamo perdonare"

Ripensando ad ogni parola, ad ogni frase, dopo essere stata, attraverso questo libro, in qualche modo partecipe della vita di tanti piccoli grandi uomini eccezionali, riesco forse a capire come si possa vivere in uno slum e anche ad amarlo senza esserne annientati. Perché questi uomini, nonostante ogni miseria, ogni lutto e ogni dolore hanno il dono raro di non rinunciare ai propri sogni, la stessa qualità che appartiene anche all'autore:

"Ogni giorno milioni di sogni nascevano tutto attorno a noi. Ogni giorno milioni di sogni morivano, per nascere di nuovo. Nella mia Bombay l’aria umida era satura di sogni"
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Messaggio da devonpennyblack »

Ora il libro è giunto a me. Domani è festa, speriamo piova così mi tuffo nell'atmosfera del libro. A presto.

Lordjonsnow
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Messaggio da Lordjonsnow »

salve a tutti , tempo fà ho postato un messaggio sul forum del sito tizianoterzani.com una discussione su "Shantaram"

http://tizianoterzani.forumfree.net/?t=10509000

Ve lo volevo segnalare in modo che eventualmente possiate intervenire (se vi fà piacere ) .

Buone feste a tutti

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ciucchino
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Re: Shantaram - Gregory David Roberts

Messaggio da ciucchino »

Che delusione questo libro! Se ne avevo sentito parlare bene e avevo visto lo scrittore alla fiera del libro così esuberante e sopra le righe da suscitare immediata simpatia.
Invece a parte le descrizioni di Bombay e dei suoi abitanti che mi sono sembrate molto ben accurate e precise, la biografia di questo scrittore che sembra un incrocio tra Rambo e John Le Carrè è piuttosto noiosa e in molti punti irritanti. Lui viene picchiato, pestato da due o più persone e, seppur tutto rotto, riesce sempre a venirne fuori con un improvviso calcio o colpo di coltello. Per non parlare della sua forza di volontà che gli fa sopportare ogni sofferenza senza mai cedere di un millimetro: Rambo sembra una bambinetta di scuola al confronto!
E la filosofia che ci elargisce in continuazione: un concentrato di banalità piuttosto sconcertanti. Le frasi della sua amatissima Karla sono assolutamente ridicole nella loro pretenziosità.

La parte più fastidiosa però è il tentativo di giustificare la sua attività nel crimine organizzato di Bombay:

“La virtù riguarda ciò che facciamo, e l’onore il modo in cui lo facciamo. Si può combattere una guerra in modo onorevole – la Convenzione di Ginevra esiste per questo – e mantenere la pace in modo riprovevole. Nella sua essenza l’onore è l’arte di essere umili. E i gangster – proprio come gli sbirri, i politici, i soldati e i fanti – fanno bene il loro mestiere solo se rimangono umili.”

Mi spiace caro Gregory: un criminale è un criminale e non ci sono giustificazioni per questo.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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Gahan
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Re: Shantaram - Gregory David Roberts

Messaggio da Gahan »

Mi trovo d'accordo con quanto detto da ciucchino.

Il libro ha il pregio di essere scritto bene e di essere molto scorrevole, ma quanto agli argomenti trattati lascia molto a desiderare.
Corruzione, droga, traffici illeciti, violenza, prostituzione, omicidi e ogni sorta di crimini vengono trattati come se fossero cose "normali" e quasi giustificate. Sappiamo tutto di "Lin" a partire dalla fine del suo matrimonio in Australia, ma non sappiamo nulla di lui prima. Prima di essere un eroinomane e un criminale che tipo di persona era?
Il punto più significativo del libro è quando Lin, una volta tornato dalla guerra in Afghanistan e ripresi i suoi traffici illeciti, chiede a Johnny Cigar di diventare il suo galoppino, ma egli rifiuta. Accettando la proposta di lavoro avrebbe potuto arricchirsi e allontanarsi definitivamente dallo slum, ma Johnny preferisce rimanere povero piuttosto che diventare un criminale. Su quello si potevano scrivere pagine e pagine, non sui vaneggiamenti filosofici di Khaderbhai.

Le parte più belle del libro sono l'arrivo a Bombay, l'amicizia con Prabaker, il periodo trascorso nel suo villaggio e poi il periodo nello slum.
Poi la storia diventa un crescendo di violenza inaudita, con pestaggi disumani a cui sembra impossibile poter sopravvivere, personaggi dati per morti che poi ricompaiono, fino alla pallosissima parentesi di guerra afghana (che bisogna comunque leggere perché altrimenti si perderebbero alcune informazioni fondamentali ai fini della storia). Al ritorno a Bombay si ricomincia con le botte, le violenze, le guerre tra i vari gruppi mafiosi... fino alla chiusura definitiva del rapporto con Karla. Uno dei peggiori personaggi femminili visti in letteratura. Scialba, falsa e corrotta come tutti i personaggi di questo libro.

Alla fine Lin è stato sfruttato e preso in giro da tutti, una pedina a sua insaputa, ma lui alla fine ha trovato una giustificazione a tutto e gli andava bene così.
Mah???

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