Dammi! Song for Lovers, di Irina Denezkina

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Lilybert
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Dammi! Song for Lovers, di Irina Denezkina

Messaggio da Lilybert »

Vi copio qua la recensione scritta sul blog. Voi però venite a lasciarmi un commento!! :wink:

Salutoni
Lilybert

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Dammi! Song for lovers, di Irina Denezkina

Sono lavori compiuti, i racconti di Irina Denezkina, e sono appassionanti. Nel presentare questo inaspettato best-seller russo si mette l’accento sugli aspetti più sensazionalistici: il sesso, la violenza, il generale disincanto dei giovani protagonisti.

Si parla di freschezza dello stile, di MTV, Internet e la musica come presenze costanti... Tutto abbastanza evidente e un po’ scontato, e inadatto a dare l’idea del panorama variegato di questi racconti: cangiante ed inafferrabile, eppure nitido nei suoi tratti essenziali, che l’autrice sa cogliere con una sensibilità che non le deriva solo dall’essere parte della gioventù che racconta.
Ciò che rende mutevole il panorama è la stessa incertezza dei sentimenti e degli umori dei ragazzi, che stanno affrontando il passaggio dalla prima giovinezza alla maturità, alcuni con sguardo stupito, altri con ostentata baldanza. La solitudine è un nemico con cui confrontarsi sempre, e il senso di abbandono è sempre in agguato. Ci sono amici, frotte di amici conosciuti con soprannomi vari che confondono il lettore, e raduni allegri e promiscui, ma soprattutto c’è l’amore, dal valore salvifico, ma che spesso genera anch’esso confusione, dolore, senso di impotenza (ed ancora, di abbandono). C’è la ricerca di un’identità, unita allo sconforto del non trovarsi bene nella propria pelle.
E in uno dei racconti i protagonisti sono i ragazzini pre-adolescenti di una colonia estiva, che la Denezkina si diverte a mostrare prima spaesati ed infantilmente stupiti alla prospettiva della vacanza lontano dai genitori, per poi rivelarne la degenerazione e la crudeltà dei giochi potere tipici dell’età.
C’è sullo sfondo la brutalità di una società, quella dell’attuale Russia, che aprendosi al consumismo è anche finita allo sbando (terribile nella sua crudezza, in questo senso, il film “Lilja 4-ever” di Lukas Moodysson, in cui, guarda caso, la protagonista si vanta di usare un cellulare, come un personaggio della Denezkina...). La giovane Irina non finge di fare paragoni con un’epoca, quella sovietica, il cui ricordo non le appartiene, né solleva questioni politiche, ma è attenta a registrare la violenza quotidiana del mondo che ha sotto gli occhi. Barboni indifesi vengono picchiati per la strada, mentre ragazzi ventenni tornano storpiati per sempre dalla guerra in Cecenia. In fondo e’ già un atto politico mostrare la diversità di un personaggio che ha già visto e vissuto più degli altri, che non può neanche più fingere la spensieratezza dei coetanei perché vive ormai in una dimensione parallela e distante.
C’è compiacimento nell’autobiografismo della Denezkina, nell’attingere ai propri amori musicali come al linguaggio e alle vicende dei propri amici, e ai versi dei gruppi musicali locali? Chissà; ma agli aspiranti scrittori si dice “parla di ciò che conosci”, e lei lo fa, arrivando al cuore delle cose, con vera partecipazione.

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