C’è qualcosa di geniale nell’uso che Moers fa della sua fantasia: perché non solo crea personaggi, ambienti, meccanismi di azione e reazione del tutto originali, ma attribuisce loro anche significati ulteriori, li rende simboli e metafore di personaggi e dinamiche che si muovono anche nella realtà, con un senso dell’ironia e della satira misurato ma davvero convincente (tanto per fare solo un esempio: la scoperta dei lamponi preraccolti come evento capace di dare una spinta decisiva all’ambizione di uno gnomo terricolo di essere eletto vicepresidente !).
Leggere uno dei suoi libri quindi non significa solo abbandonarsi ad una favola per lettori di tutte le età, ridere di fronte alle trovate di questa vis creativa che pare inesauribile, ma anche divertirsi a ricollegare alcuni degli episodi narrati a fatti, persone e comportamenti che il nostro mondo ci presenta.
Dalle tirate sarcastiche dell’autore non si salva nessuno: critici letterari, autori concorrenti, trovate di marketing letterario; la scarsa fantasia dei genitori nel presentare il cibo ai bambini, nel saper scegliere le favole della buonanotte più adatte allo scopo e nel sapere costruire uno spazio a misura di bambino in cui i piccoli possano sentirsi presi sul serio; addirittura i servizi segreti e l’uso, misurato in base a criteri di opportunità politica ed economica, della trasparenza nelle informazioni da dare ai cittadini.
Al contempo, però, l’autore mostra anche notevoli doti di autoironia, perché nelle sparate del suo alter ego Ildefonso de’ Sventramitis, che pure mostra di avere un’altissima opinione di sé, si legge fra le righe non un tono di autocompiacimento ma semmai di scanzonata voglia di non prendersi tanto sul serio, anzi, di prendersi in giro da solo.
Una nota a parte meritano le diverse tecniche letterarie che Ildefonso non manca di illustrare al lettore con accademica (!) serietà: la divagazione sventramitica, la fomentincertezza sventramitica, la sventramitica incombenza d’avvenimento. Tutte tecniche che non sono affatto nuove nel panorama del genere letterario della fiaba, ma che divertono in primo luogo per il nome pseudoscientifico che viene loro attribuito e per la ironica esplicazione che di esse viene data con compunta autorevolezza, e in secondo luogo per la loro sostanza, che vivacizza la lettura con pause che non sono pure e semplici digressioni ma veri e propri punti di forza del racconto.
Un plauso speciale spetta anche al traduttore, che ha saputo rendere anche in italiano quegli artifici verbali e quei termini allusivi che la fantasia di Moers ha creato in modo così efficace.
"Ensel e Krete" - Walter Moers
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