N. Ginzburg, Mai devi domandarmi

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francesina
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N. Ginzburg, Mai devi domandarmi

Messaggio da francesina »

Mai devi domandarmi raccoglie articoli e racconti pubblicati tra la fine degli anni 60 e i primi anni 70 su vari quotidiani italiani oltre ad alcuni testi inediti. Per quanto piuttosto variegato quindi sia nella forma che nei loro intenti, è una raccolta molto significativa nel restituire l’immagine ed i valori della Ginzburg.
Ho sempre provato per lei ammirazione e stima: dalla lettura di Lessico Famigliare ancora ai tempi delle medie in poi l’ho sempre inspiegabilmente sentita molto vicina. La lettura lo scorso anno della sua biografia (La corsara, di S. Petrignani – bellissimo!) e la partecipazione ad una conferenza tenuta dalla stessa Petrignani mi hanno permesso di conoscere la Ginzburg più privata ed intima ed apprezzarla ulteriormente. Un’infanzia particolare, con un padre ingombrante e vari traslochi, tanti fratelli ma molta solitudine; e poi, una vita adulta fatta di una vedovanza dolorosissima, altri cambi di città, la guerra con la sua precarietà e due maternità complicate. Tutto questo trapela in Mai devi domandarmi da cui emerge con grande sincerità non solo la sua lucidità e il suo acume di intellettuale, ma anche l’umiltà di una donna che ammette, per esempio, di non comprendere l’opera lirica e per questo a volte esserne annoiata, di sentirsi spesso a disagio tra la gente, l’impressione di essere inconcludente rispetto all’operosità che vede nei suoi colleghi.

Molto belle le riflessioni sul senso della letteratura e i suoi pensieri, tra gli altri, su alcune opere allora contemporanee come Cent’anni di solitudine, di cui dice “Vorrei solo pregare chi non l’avesse letto di leggerlo senza indugio. Io ho passato due giorni senza mai veramente staccare da quelle pagine il mio pensiero, tirando su ogni tanto la testa per guardare i luoghi e i volti che là vivevano, come contempliamo in silenzio i tratti e ascoltiamo nel nostro cuore le voce delle persone che amiamo. Dopo, ho ancora letto e amato qualche altro romanzo, perché i romanzi veri hanno il prodigio di restituirci l’amore alla vita e la sensazione concreta di quello che dalla vita vogliamo. I romanzi veri hanno i potere di spazzare via da noi la viltà, il torpore e la sottomissione alle idee collettive, ai contagi e agli incubi che respiriamo nell’aria. I romanzi veri hanno il potere di portarci di colpo nel cuore del vero”.
E ancora “Per qualche tempo i romanzi non saranno che grida rotte e singhiozzi, poi calerà il silenzio (…) Poi un giorno il romanzo, come la fenice, rinascerà dalle sue stesse ceneri. Perché esso è fra le cose del mondo che sono insieme inutili e necessarie, totalmente inutili perché prive d’ogni visibile ragione d’essere e d’ogni scopo, eppure necessarie alla vita come il pane e l’acqua, ed è fra quelle cose del mondo che sono spesso minacciate di morte e sono tuttavia immortali”.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii

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