Il circo dell'arte e del dolore - Gudrun Eva Minervudottir

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ciucchino
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Il circo dell'arte e del dolore - Gudrun Eva Minervudottir

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Nonostante sia inquietante e angosciante, “Il circo dell’arte e del dolore” è un bellissimo viaggio attraverso il concetto di dolore e diversità. In questo circo gli artisti spingono il proprio corpo oltre limiti che sembrerebbero non superabili per poter arrivare a conoscere qualcosa di misterioso e di inafferrabile. I protagonisti mi sembrano comunque tutti schiacciati dalla solitudine e gli artisti, attraverso l’arte corporale, cercano un modo per poter comunicare e per farsi ammirare e apprezzare.
Su tutti, il personaggio più inquietante per me è Elin anche perché, a differenza degli artisti che chi più e chi meno sembrano immuni al dolore, è sempre stremata da dolori disumani che sembrano non avere alcuna ragione organica. In un mondo dove il corpo viene portato oltre ogni limite immaginabile, questa bambina vive in un universo di dolore e profonda solitudine. Ma è difficile provare particolare empatia per lei perché il suo atteggiamento sembra sempre malato e sembra che la follia governi ogni suo pensiero, comprese le sofferenze.
Naturalmente, non ci può dimenticare di Joy che porta all’estreme conseguenza l’arte corporale sfruttando la sua assoluta insensibilità al dolore
Here be spoilers
al punto di distruggersi:
è solo, non ha amici, disprezza la nuova famiglia del padre ma è disposto a martoriare il suo corpo pur di ottenere l’approvazione del pubblico.
E poi Gudrun, la direttrice del circo apparentemente cinica e indistruttibile, ma anche lei sola e chiusa nel suo mondo.
E’ un libro molto particolare dove la trama forse non è poi così importante perchè l’accento è sulle sensazioni e sulle emozioni dei protagonisti. Non tutto viene spiegato e svelato, ma questo alone di mistero sembra necessario per raccontare che cosa è il circo Yosoy, cioè qualcosa assolutamente lontano dalla realtà quotidiana.
Il dolore appare come controllabile, in modo conscio o inconscio, dalla mente umana e come qualcosa di assolutamente personale, che non si può condividere o far comprendere agli altri.
Bellissimo!
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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