"Ma non è una cosa seria-Il giuoco delle parti"L. Pirandello

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Towandaaa
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"Ma non è una cosa seria-Il giuoco delle parti"L. Pirandello

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Due commedie che, come spesso accade nella produzione teatrale pirandelliana, muovono da una situazione paradossale, sviluppata con l’uso magistrale di dialoghi che mettono in risalto quanto la logica, il raziocinio e la stessa concretezza dei fatti possano incrinare e distruggere le convenzioni e i ruoli predefiniti che gli uomini (consapevolmente o no) creano per trincerarsi dietro a vere e proprie maschere.
Il contrasto tra la vita (sempre mutevole, interpretabile in mille modi diversi e spesso anche contraddittoria) e la forma (frutto dell’esigenza di “fermare” concetti e giudizi stabili a cui ancorarsi, o illudersi di ancorarsi) finisce per risolversi in situazioni di fatto che ripristinano una sorta di “giustizia”, che interviene al termine di una serie di eventi che in prima battuta appaiono anche umoristici, ma sotto ai quali si percepisce un tormento profondo, quello che solo la mancanza di certezze rispetto agli altri e a se stessi può generare.
I temi principali di queste due commedie (la forza che certi legami familiari possono acquisire autonomamente, anche al di là della volontà dei singoli e i ruoli che un triangolo amoroso può determinare, anche inaspettatamente, a vantaggio o a scapito delle parti coinvolte) ricorrono anche in un’altra commedia che ho avuto occasione di veder rappresentata proprio pochi giorni fa, e che segnalo all’attenzione di chi apprezzerà le due raccolte in questo libro. Si tratta di “Tutto per bene”, altra vicenda che si conclude, implicitamente, con quello stesso monito che nell’antica Roma veniva espresso con la frase “cuius commoda, eius et incommoda” (chi da una certa situazione ricava vantaggi, deve accettarne anche le conseguenze negative).
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