Ho letto quasi tutto della copiosa produzione di Camilleri e tutti i suoi lavori (con la sola eccezione de “Il colore del sole”) mi sono sempre piaciuti molto.
Il mio approccio verso ogni suo nuovo romanzo quindi muove da una opinione di partenza positiva e da un livello di aspettativa piuttosto alto. Non lascio però che ciò condizioni il mio senso critico e le mie opinioni a lettura conclusa, e mi sento di affermare che “L’età del dubbio” mi è piaciuto poco, soprattutto perché conferma una tendenza (i cui segni avevo già notato in altri dei lavori più recenti che hanno per protagonista Montalbano) verso livelli leggermente inferiori a quelli a cui ero ormai abituata. Cioè: in senso assoluto rimane un romanzo piacevole da leggere, ma considerato insieme agli ultimi episodi della serie e in confronto ai primi mi sembra che inizi a mostrare qualche cedimento.
Le note “stonate” a mio avviso sono le seguenti.
In primo luogo: il copione dell’innamoramento (o meglio, dell’infatuazione) nei confronti della giovane e bella di turno inizia a ripetersi un po’ troppo spesso, e rischia di consolidare lo stereotipo a mio avviso piuttosto fastidioso dell’over cinquantenne che sente mancarsi il terreno sotto ai piedi, che teme di perdere i propri attributi di virilità e appetibilità e che si lascia quindi travolgere da storie nate, gestite e concluse su un terreno molto incerto. Anche se è la prima volta che Camilleri dedica il titolo a questo aspetto della maturità del suo personaggio, il tema si era già presentato nei precedenti due episodi della serie, sempre con sviluppi analoghi, e da un personaggio che è sempre stato autoironico e al di fuori degli schemi come Montalbano non credo proprio che i lettori si aspettino conferme di luoghi comuni piuttosto banali. Inoltre, l’epilogo mi è sembrato quanto di più affrettato e deresponsabilizzante potesse immaginarsi, dal momento che non è Salvo a chiarirsi le idee e compiere una scelta, ma sono gli eventi a decidere per lui.
In secondo luogo: tornano anche in questo romanzo, e in modo che sinceramente ho trovato abbastanza avulso dal contesto in cui sono inserite, le “sparate” sul fenomeno dell’immigrazione clandestina e sugli incidenti sul lavoro. Mi lasciano sempre un po’ perplessa, perché a mio parere o tutta la storia si costruisce in modo da far riflettere su tali fenomeni (come ad esempio nel romanzo “Il ladro di merendine”) oppure, che significato ha lanciare questi sassi e poi passare ad altro ?
In terzo luogo: i personaggi di contorno. Ormai siamo abituati a vizi e virtù dei vari Catarella, Lattes, Bonetti-Alderighi, Mimì, Fazio e company, e lo dico nel senso positivo di chi ritrova ogni tanto dei vecchi conoscenti e scopre che sono praticamente sempre gli stessi: tutto ciò può anche apparire rassicurante, dare un senso di familiarità, ma solo se non si superano i limiti che distinguono un personaggio da una macchietta, altrimenti la cosa può risultare ripetitiva, un po’ fastidiosa e controproducente. Ebbene: secondo me stiamo assistendo ad una involuzione di questi personaggi su se stessi, ne vengono caricate oltre misura le caratteristiche ormai già ben note ma non nel senso dei cambiamenti dovuti alla maturità e all’esperienza (come Camilleri sta tentando di fare con Montalbano), bensì nel senso di farne dei soggetti troppo appesantiti, ai limiti della credibilità, e privi di una qualsiasi possibilità di sviluppo se non in termini deteriori. In particolare questo si nota a proposito di Catarella; i suoi fraintendimenti al telefono, il suo modo fracassone di presentarsi alla porta non mi divertono più perché mi appaiono abusati, ed avverto anche un dubbio: mi sembra che negli ultimi romanzi Catarella somigli troppo alla macchietta che di lui hanno fatto le trasposizioni televisive degli episodi precedenti, cioè mi sembra che Camilleri abbia voluto riprodurre in questo ultimo romanzo quella immagine così caricata ed eccessiva che di Catarella vediamo nella fiction, ma era davvero necessario ?
Infine c’è nel testo un sensibile aumento di espressioni tipiche del dialetto siciliano (nota che non mi dispiace affatto perché mi piace molto questa lingua che ormai capisco bene al punto di usarla talvolta anche nel mio modo di parlare) ma non credo che ciò possa bilanciare la perdita di un’altra delle componenti “storiche” (e a cui sono più legata) dei romanzi di Camilleri: i ritratti psicologici, i piccoli quadretti, gli spaccati della realtà siciliana che emergevano dalla trama gialla rendendo questi libri non solo dei polizieschi ma soprattutto delle storie di costume. Mi è dispiaciuto molto notare che ne “L’età del dubbio” quest’ultima componente, secondo me così importante, è praticamente scomparsa. Eliminare questi aspetti e puntare tutto sullo sviluppo poliziesco e sul parallelo dibattersi di Montalbano nei propri dubbi e stati d’animo mutevoli significa secondo me snaturare il valore e la caratteristica peculiare di questi romanzi. E portarli ad essere praticamente delle sceneggiature già pronte per la trasposizione televisiva, piegandosi al volere e ai gusti dei telespettatori come se solo grazie ad essi Camilleri avesse raggiunto la notorietà. Ma non è questo che cerco nei libri che hanno per protagonista Montalbano, e se questa tendenza dovesse confermarsi anche in futuro penso che potrei anche salutare definitivamente Salvo e gli altri, e continuare a leggere solo il Camilleri-senza-Montalbano (che per ora non mi ha quasi mai deluso).
"L'età del dubbio" - Andrea Camilleri
Moderatori: aly24j, Therese, Marcello Basie
- Towandaaa
- Olandese Volante
- Messaggi: 9299
- Iscritto il: mer nov 15, 2006 2:44 pm
- Località: Peccioli (Pisa)
"L'età del dubbio" - Andrea Camilleri
La mia libreria
La mia lista dei desideri
Towandaaa su aNobii
"Una storia che non conosci
non è mai di seconda mano
è come un viaggio improvvisato
a chilometraggio illimitato"
S. Bersani, Pacifico, F. Guccini - Le storie che non conosci (Io leggo perchè - 23 aprile 2015)
La mia lista dei desideri
Towandaaa su aNobii
"Una storia che non conosci
non è mai di seconda mano
è come un viaggio improvvisato
a chilometraggio illimitato"
S. Bersani, Pacifico, F. Guccini - Le storie che non conosci (Io leggo perchè - 23 aprile 2015)