"La rivincita di Capablanca" è un romanzo scovato chissà dove, scritto da un pendolare sul treno Roma-Civitavecchia, ed è la storia di una rivincita mai avvenuta.
José Raul Capablanca è uno dei più grandi scacchisti dell'inizio del XX secolo, cubano di nascita ma si può dire americano d'adozione, dominò la scena scacchistica mondiale per svariati anni, conservando il titolo di campione del mondo dal 1921 al 1927, fino alla sfida, a Buenos Aires, contro Aleksandr Alechin. Le previsioni erano tutte a favore di Capablanca, il russo era stato battuto ampiamente dal cubano pochi mesi prima negli Stati Uniti, e l'inizio del match vide il cubano in vantaggio alla settima partita. Ma ad un certo punto ci fu un crollo inspiegabile e Capablanca perse il titolo.
Così cominciò il suo "calvario", 14 anni spesi nell'attesa di una rivincita che avrebbe dovuto essere immediata, come solitamente accade nell'ambiente scacchistico, e che invece Alechin non concesse mai al suo avversario.
I pensieri, la vita di quello che forse fu lo scacchista più don giovanni della storia trasudano dal romanzo di Stassi. La violenza del gioco si intreccia con la violenza di un'attesa spasmodica e non soddisfatta, quella della tanto desiderata rivincita che non sarà concessa. Sapere di esser forse lo scacchista più bravo sulla faccia della terra e sentirsi allo stesso tempo legati ad un re che non ha voglia di combattere seriamente.
Non è un romanzo intenso questo, ma uno di quelli che si lasciano leggere quasi delicatamente e lasciano una piacevole sensazione quando hai finito di leggerli. Sarà che sono in una fase in cui mi sto riappassionando agli scacchi, ma questo libro l'ho trovato delizioso!
Fabio Stassi "La rivincita di Capablanca"
Minimum Fax € 11,50
