Un libro meraviglioso e così complesso da essere difficile da commentare anche perchè le sensazioni e le emozioni che Grossman è riuscito a riversare in questo romanzo non si possono riassumere se non invitando a leggere questo romanzo così bello e straordinario.
E’ un crogiuolo di stili dove si fonde il romanzo tradizionale con il flusso di pensieri di un bambino, il fantasticare di uno scrittore sul destino di un altro scrittore, il romanzo dentro il romanzo e l’idea assolutamente geniale dell’enciclopedia. Mi hanno molto colpita le parti dedicate al linguaggio dei tedeschi, di come trasformavano in parole innocue le tragedie e le torture più tremende e il desiderio di una lingua dove certi concetti non si possono esprimere perché non sono parte dell’umanità.
Il desiderio finale che un uomo possa vivere la propria vita senza conoscere la guerra sembra un’utopia sempre più irraggiungibile.
E’ uno dei libri sull’Olocausto più originali ma non per questo è meno forte e drammatico nel ricordare a che cosa l’uomo può arrivare e dietro a quali giustificazioni (“ho fatto il mio dovere”; “ho obbedito agli ordini”) si possano nascondere le aberrazioni più profonde.
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