Oltre Babilonia - Igiaba Scego

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ciucchino
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Oltre Babilonia - Igiaba Scego

Messaggio da ciucchino »

In questo bellissimo libro, Igiaba Scego affronta tanti temi senza mai perdere il filo o frammentare il ritmo del racconto. Ritroviamo 2 giovani donne e le loro madri che hanno avuto una vita molto diversa ma che sono accomunate da un uomo, ossia il padre delle due ragazze.
Le due sorellastre non si conoscono ma si incontrano casualmente a Tunisi, ma non è questo l’aspetto importante (non aspettatevi una storia alla “carramba che sorpresa!”).
Zuhra vive a Roma, fa la commessa in un supermercato e cerca di superare il trauma della violenza subita da bambina che le ha fatto perdere la percezione dei colori. Grazie all’aiuto di una psicologa, cerca di ritrovare la fiducia in sé e negli uomini, fiducia portata via da un bidello pedofilo quando era in collegio. Zuhra è somala e non ha mai conosciuto il padre Elias che ha abbandonato lei e sua madre. La madre è una donna fragile che è stata costretta a fuggire da Mogadiscio quando Siad Barre ha preso il potere: si è ritrovata sola e spersa in una metropoli dove l’unico luogo familiare per i somali è la stazione Termini, con l’unica compagnia di una sua cara amica, anche lei profuga. Nei primi anni romani sprofonda nell’alcoolismo da cui uscirà con fatica. Il dialogo tra madre e figlia si è interrotto da anni, o forse non c’è mai stato spazzato via dall’esilio e dalla solitudine. Quando Zuhra parte per Tunisi, la madre vuole ricostruire un dialogo e il suo passato raccontando alla figlia la sua storia e lo fa incidendo delle cassette.
L’altra ragazza è Mar: anche lei vive a Roma, non conosce il padre e ha un complesso e difficile rapporto con la madre, una poetessa argentina in grado con le sue poesie di toccare i cuori dei suoi lettori ma incapace di comunicare con la figlia. Anche lei parte per Tunisi e anche lei cerca di ricostruire un dialogo e il suo passato con la figlia scrivendo.
Il romanzo quindi è un alternarsi continuo e armonico tra le 4 donne e il padre: anche lui racconta la sua famiglia (non tanto la sua vita) per cercare di far capire alle figlie da dove vengono e quali sono le origini.
Troviamo quindi i racconti così diversi ma in certi aspetti simili della dittatura argentina e somala. Da un lato quindi la violenza e le torture dei militari argentini che hanno spazzato via una generazione di idealisti e sognatori, dall’altra il socialismo scientifico di Siad Barre che si trasforma in dittatura e darà origine alle guerre che ancora adesso devastano la Somalia.
Nel caso dell’Argentina, però, la madre di Mar deve confessare alla figlia il suo triste e vergognoso passato, ossia la sua relazione con un militare violento e torturatore. Proprio lei che ha avuto un fratello e molti amici desasparecidos, non ha saputo rinunciare a un’umiliante e violenta relazione con un sanguinario torturatore. La stessa madre la accusa e le dice che non merita neanche il peggiore degli epiteti. Poi fugge a Roma dove ritroverà la fidanzata del fratello che è riuscita a fuggire dall’Esma ma che è completamente devastata ed è morta dentro.
Della Somalia invece ritroviamo il racconto del passato coloniale italiano (una vergognosa pagina della nostra storia che secondo me noi italiani non conosciamo) e la Scego spazza via qualsiasi pregiudizio sugli “italiani bravi gente”: siamo stati, come tutti gli altri, dei colonizzatori avidi e violenti, che hanno sfruttato questa terra senza alcuna remora. L’arrivo di Siad Barre poi spazzerà via ogni illusione e aprirà la strada alle guerre fratricide che ancora adesso insanguinano la Somalia.
Poi ritroviamo il tema del razzismo, in particolare subito da Mar: lei è meticcia e non riesce a collocarsi né tra i bianchi (pur essendo costantemente affascinata dal colore bianco che ricerca continuamente anche nelle persone) e né tra i neri, anche perchè non sa nulla del padre che ha avuto come unico ruolo nella sua vita di essere il portatore dello spermatozoo che ha reso possibile la sua esistenza.
E poi il tema della lingua: il somalo che è essenzialmente orale e che è la lingua madre, e lo studio dell’arabo perché è la lingua della loro religione.
E ancora i difficili rapporti con la propria madre, la difficoltà di integrazione per gli stranieri, il lavoro alienante, la pedofilia, la difficoltà di amare, l’infibulazione, le tradizioni somali etc.
Un libro bellissimo anche per lo stile che viene adattato a seconda dei personaggi e, attraverso l’espediente delle madri e del padre che raccontano la loro vita, si ricostruisce non solo l’esistenza dei protagonisti ma anche il loro ambiente.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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