Aldo Moscatelli, Hitler era innocente, I Sognatori, Lecce 2008. ISBN 978-88-95068-06-0. € 10,50.
Quella che vedete qui a fianco non è la copertina, ma la riproduzione di un quadro a olio di Francesca Santamaria. La copertina, infatti, con scelta tanto anticommerciale quanto coerente, è completamente nera. Intendo proprio completamente: non c'è scritto neanche il titolo, niente, solo un nero angosciante. La ragione è spiegata nel sito della casa editrice: «Il nero totale e totalizzante della copertina, al riguardo, è teso a sottolineare l’oscurità del periodo storico preso in esame, il buio che inghiottì la civiltà e la ragione umane, e che persiste ancora oggi a mietere nuove vittime, e a produrre nuovi carnefici.»
Il romanzo si apre con la notizia, comunicata al telefono, dell'uccisione di un uomo. Poi, partono i ricordi. Il protagonista, Felicien Delacroix, ricorda la sua permanenza nel lager Libertà. Un lager diverso dagli altri, dove gli ebrei sono la minoranza, dove uomini e donne non sono separati. Un lager destinato, principalmente, ad accogliere gli altri indesiderabili, quelli di cui la storia ci parla un po' meno: i dissidenti politici, gli omosessuali, i criminali, gli asociali (e ancora). Anche ebrei, ma non solo.
Il protagonista, ad esempio, è nel campo di concentramento perché ebreo, ma anche e soprattutto perché pensatore. Perché ha osato offrire a un avventore della sua libreria (nipote di un SS) una copia della Civil Disobedience di Thoreau, in risposta alla sua richiesta del Mein Kampf.
Felicien descrive la vita nel lager, ma ne descrive soprattutto l'interiorità dei deportati, che nel block, la sera, a volte, parlano fra di loro, cercndo di dare un senso a quello che stanno subendo. Felicien racconta i rapporti che si instaurano, ci fa vedere questi disperati da dentro.
Narra in prima persona, il protagonista, e non dev'essere stato facile per uno scrittore giovane calarsi nella mente di un deportato, anzi, di molti deportati: perché, benché a narrare sia Felicien, ciò che udiamo è il punto di vista di tutti i personaggi.
Quello che emerge, infine, oltre a tutto ciò che si può immaginare (la violenza cieca, il tentativo di non abbrutirsi, la ricerca di un senso), è l'assurdità mostruosa di un regime che si rivolge contro se stesso, che deporta e rinchiude la sua stessa linfa vitale. Che si nutre di contraddizioni, di un consenso di massa che è, appunto, un enigma.
I deportati vogliono ricordare, e Felicien lo fa a suo modo, scrivendo. Perché la memoria non deve andare persa, perché non accada più, anche se continua ad accadere.
Il finale è illuminante e, di nuovo, coraggioso. Ovviamente non ve lo posso raccontare, ma tocca una ferita attuale, difficile.
Un libro coraggioso in tutto, quindi, a partire dal mero involucro, che in questo caso è più che mai parte integrante della narrazione, per passare al titolo, provocatorio, che non vuole significare certo che Hitler fosse innocente, ma che il popolo fu entusiasta, e che sapeva, che era consapevole.
Vorrei citare un passo soltanto, che mi ha colpito a inizio libro: «L'etimologia stessa lo suggerisce: leggere vuol dire raccogliere, entrare in possesso di qualcosa che non si ha. Arricchirsi. La lettura di un romanzo non può mutare la realtà e tutto ciò che vi è in essa, ma può aiutarci a comprenderla. Non è illusione, ma superamento delle verità precostituite, quelle che la società impone agli individui del suo tempo. Il Mein Kampf ne era zeppo. Ma la lettura non può essere ingiunta o vietata con le armi, perché in questo modo perde il suo significato originario. Smarrisce se stessa. La lettura, quella vera, incita al confronto, spinge l'appassionato ad andare oltre, a leggere il simile e il dissimile. Imporre o propibire la lettura è pura barbarie, omicidio delle idee, negazione della libertà per eccellenza: quella di scegliere cosa raccogliere.»
La prova più alta del Moscatelli scrittore e, a mio parere, il libro più bello finora pubblicato dalla casa editrice. Inoltre, cito di nuovo dal sito dell'editore, «il 10% di ogni copia venduta (in riferimento al prezzo di copertina) verrà devoluto alle associazioni che si occupano di mantenere vivi i ricordi legati alla follia dei campi di concentramento, o che risultano socialmente impegnate nella salvaguardia di valori umani imprescindibili».
I libri della casa editrice I Sognatori si acquistano solo tramite il loro sito.