L'uomo del terzo millennio
Qui Benni ritrova il gusto per il racconto, a volte brevissimo, quasi un inciso, ma con uno spirito completamente diverso da quello che ha caratterizzato capolavori come "Il bar sotto il mare".
Questo già lo si avverte nel linguaggio quasi piano, in cui sono rari, rispetto alla sua eccezionale capacità inventiva, gli excursus linguistici, le prove verbali, i salti carpiati che, unico nel panorama letterario contemporaneo, fa fare all'idioma nostrano.
Allegria, a dire il vero, ce n'è poca in queste righe. Semmai qualche sorriso agrodolce, molte smorfie, disappunto, dolore ed anche rabbia.
Verrebbe da domandarsi dov'è l'ironico giullare che sempre riusciva ad infonderci, attraverso le fantasmagoriche avventure dei suoi personaggi, un anelito di speranza, la voglia di andare avanti comunque, seppure in direzione ostinata e contraria.
Il realismo estremo con cui sono tratteggiate queste storie, invece, lascia poco spazio a fantasie ed illusioni. Cinismo, disprezzo, superficialità e tanta, tantissima solitudine il trait d'union di esistenze fotografate con chirurgica precisione.
In quasi tutti i racconti.
Quasi.
Sgomentano i coniugi uniti solo dalla ferrea memoria con cui computano le reciproche corna, annichilisce il vedovo che cerca di sbarazzarsi del cane perchè lascito della defunta moglie, incute ribrezzo il mega manger dall'effimero ravvedimento, spiazza la strega alla inutile ricerca di un Belzebù ormai ucciso dal merchandising, ma si tratta unicamente di vita vissuta di questo terzo millennio appena iniziato.
Forse è proprio ciò l'intento di Benni: narrare l'odiernità, semplicemente.E il modo nuovo in cui si può essere e sperare.
Come il vecchietto che riesce a morire, nonostate gli siano tutti contro, primario incluso, o la ragazza che non la da, anche se è sola, disperata, e forse, con un po' di fortuna, riuscirà a non dormire sotto un ponte.
Una folla di personaggi assolutamente eterogenei eppure tutti credibili ed autentici, qualcuno che potremmo tranquillamente incontrare per la via in ogni momento della giornata.
Invece di farci divisare strade diverse mediante la fantasia, stavolta Benni ce le fa sognare, e desiderare, tratteggiando la quotidianità e gli infingimenti di cui ama adornarsi.
Un cambiamento di rotta totale.
Una prova di rinnovamento e ricettività da parte di un grande scrittore, seppure abilmente dissimulata alla maschera di una tentatrice rassegnazione.
Stefano Benni - La grammatica di Dio
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Stefano Benni - La grammatica di Dio
Esperienza è il nome che gli altri danno ai propri errori (O. Wilde)