Sono piacevolmente sconcertata: Hrabal costruisce un meccanismo tanto piccolo quanto perfetto, un congegno atto a disorientare il lettore, saltando da episodi esilaranti a scene addobbate di nostalgica tristezza.
Leggere Hrabal è come andare sull'altalena: la bellezza del suo raccontare - intriso di ticchettii di lancette dorate avvolte nella neve - sta nella giusta commistione delle due facce della vita: quella scanzonata, che stampiglia timbri sul sedere di una telegrafista, e quella malinconica, che schiude il suo sguardo sulla realtà solo al momento della fine.
"L'ironia è un certo tipo di incomprensione che provoca il sorriso" spiega Hrabal, come se i due aspetti dell'esistenza, comico e tragico, che crediamo di riconoscere nella sua opera, non siano altro che il frutto di un fraintendimento.
in appendice "L'ironia praghese" - intervista con Hrabal
e "Hrabal, ferroviere di Dio" di Sergio Corduas
Illustrazioni di Aleš Jiránek
edizioni e/o
€ 7,00