Davvero una bella scoperta questo libro. Ci vogliono doti di sensibilità ed espressive non comuni per affrontare in modo esaustivo e ben definito in così poche pagine un delicatissimo momento di passaggio, dall’infanzia all’età adulta, che, come in questo caso, può essere segnato da traumi che spesso la coscienza tende a nascondere nei recessi più nascosti della memoria. Poteva presentarsi il rischio di cadere nel pietismo verso questo bambino prima illuso, poi deluso, arrabbiato e avvertito inizialmente come strumento e poi come intralcio nelle mire degli adulti, ma così non è stato.
La costruzione dei tre protagonisti della storia è minuziosa nei risultati ma mai pedante, perché affidata a pochi e significativi tratti che ne delineano la personalità in modo tale da renderli perfettamente riconoscibili: il bambino ingenuo, ignaro delle ipocrisie e del cinismo, che si trova di fronte ad una situazione per lui difficile da capire e da gestire, vivendo un’esperienza che lo consegna troppo velocemente al mondo degli adulti; il giovane annoiato e sfaccendato che nutre il proprio ego con le conquiste galanti, incurante delle delusioni che lascia dietro di sé; la signora non più giovanissima che cede alle lusinghe di un amor proprio che la illude sull’ essere ancora piacente e desiderabile prima ancora che al corteggiamento da parte del giovane. Non si tratta però di icone stereotipate, ma di personaggi credibili e concreti, dei quali l’autore ci mostra riflessioni, calcoli, ripensamenti e delusioni calandosi (e conseguentemente accompagnando il lettore) nella personalità di ognuno di essi alternativamente, come solo può accadere quando a raccontare una storia è un narratore esterno alle vicende, e non uno dei personaggi coinvolti in modo diretto. Ed ognuno di questi personaggi vive una metamorfosi, con fasi alterne di esaltazione, dubbio, coinvolgimento, delusione, dolore e rabbia, all’interno di un cerchio che si chiude ritrovando il proprio equilibrio (ma a quale prezzo !) nel momento in cui il bambino non più bambino compie una scelta che segnerà per sempre la fine della sua infanzia e una tappa importante nella storia della propria famiglia.
Sono tanti i muri contri i quali il piccolo protagonista si trova a sbattere, e ad ogni colpo si infrange una di quelle piccole-grandi certezze che è proprio dei bambini coltivare: che i grandi non possano davvero interessarsi a loro da pari a pari, che il mondo è fatto di buoni e di cattivi senza zone intermedie, che dei “buoni” ci si può fidare, che la verità è quella che appare agli occhi (senza “se” e senza “ma”), che le promesse degli adulti sono attendibili, che la menzogna non esista nel modo dei “grandi”. Ed è quasi inevitabile, per il lettore, trovarsi a ripercorrere con lui queste tappe, nel ricordo di un cammino che, anche se in modo meno traumatico e doloroso, abbiamo tutti compiuto nel passaggio dall’età dell’assoluto all’età del relativo.
Un piccolo assaggio significativo:
“In quel momento di indicibile rabbia scaricò nelle lacrime tutto ciò che aveva dentro: fiducia, amore, credulità, rispetto – l’intera sua infanzia. Il ragazzo che poi tornò in albergo era un altro.”
"Bruciante segreto" - Stefan Zweig
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