Il museo dell'innocenza - Pamuk

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ciucchino
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Il museo dell'innocenza - Pamuk

Messaggio da ciucchino »

Attraverso il racconto dell’ossessione amorosa del protagonista, Pamuk ricostruisce la sua amata Istanbul degli anni settanta quando il confronto tra modernità e tradizione e tra Occidente e Oriente era estremamente contradditorio.
Il protagonista è un ricco appartenente alla cosiddetta “alta società” a cui la vita ha dato tutto: in un paese devastato dalla povertà e dall’arretratezza, Kemal è ricco, istruito, ha viaggiato molto, conosce tutti e ha una altrettanto ricca, bella e moderna fidanzata. La sua vita però viene spazzata via dalla sua ossessione per la bellissima e povera Fusun.
Non riesco a definirlo un romanzo d’amore perché Kemal sembra uno psicopatico ossessionato da una donna: manda in pezzi la sua vita, colleziona oggetti, le vive a fianco per anni come un cane in attesa di uno sguardo e infine dedicherà il resto della sua vita a costruire il museo dell’innocenza. Dedica alla sua ossessione un museo dove attraverso gli oggetti è possibile ricostruire la loro storia: questo è l’aspetto più interessante del libro cioè la possibilità di descrivere un amore e una storia attraverso gli oggetti, anche i più banali come ad es. le sigarette fumate.
Come sempre, la scrittura di Pamuk è densa e quasi ipnotica, ti coinvolge a tal punto che ti sembra di essere nel romanzo e vorresti scuotere il protagonista, fare qualcosa ma, su tutto, vorresti vedere il museo: i pettini di Fusun, i cagnolini di porcellana, le foto del Bosforo, i menu dei ristoranti etc.
Ho trovato bellissima poi la parte finale dedicata ai collezionisti e ai musei.
Un libro molto bello anche se a volte Kemal mi ha innervosito con il suo comportamento ossessivo e così assurdo ma, proprio per la sua illogicità, così vivo.
Pamuk, che compare anche nel libro, ricostruisce la società turca con tutte le sue contraddizioni dove il contrasto tra modernità e tradizioni viene rappresentato dalla verginità: da una parte le giovani e moderne donne turche lo considerano un valore assolutamente superato e vogliono vivere libere come le donne occidentali, dall’altra però tutta la società (donne “moderne” comprese) lo considerano come il bene assoluto che una moglie dona al proprio marito. Da questo contrasto nascono i drammi raccontati nel libro.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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