"La boutique del mistero" - Dino Buzzati

Area dedicata alle recensioni (e conseguenti commenti) nonche' alle richieste di pareri sui libri.
ATTENZIONE: Specificate titolo e autore nell'oggetto, grazie!

Moderatori: aly24j, Therese, Marcello Basie

Rispondi
Avatar utente
Towandaaa
Olandese Volante
Messaggi: 9299
Iscritto il: mer nov 15, 2006 2:44 pm
Località: Peccioli (Pisa)

"La boutique del mistero" - Dino Buzzati

Messaggio da Towandaaa »

Molti di questi racconti incutono una tale suggestione, risvegliano tali inquietudini, che li si potrebbe addirittura definire racconti dell’orrore. Ma di quell’orrore che non ricorre a mostri o entità esterni e diversi da noi, no. Sto parlando di quell’orrore che scaturisce da storie plausibili, che si alimenta dei demoni e dei fantasmi che albergano volenti o nolenti nella coscienza di ognuno, che l’impiego della razionalità tende a relegare in angoli nascosti da cui emergono solo sporadicamente per esservi subito ricacciati con la forza della ragione.
La paura del futuro in tutte le sue sfaccettature: per la salute, per eventi naturali catastrofici, per guerre, rivoluzioni od altro. Il valore che attribuiamo alla fede religiosa, nella vita di tutti i giorni ma anche in proiezioni più estreme (da ciò che ci attende dopo la morte fino al giorno dell’apocalisse). La solitudine prodotta dalle incomprensioni che immancabilmente si generano nei rapporti con gli altri, tanto più dolorosa quanto più investiamo i nostri sentimenti più forti e più nobili nelle relazioni interpersonali. Il difficile rapporto con le superstizioni, con le credenze popolari, con i presagi che a seconda delle interpretazioni possono essere considerati fausti o infausti, e con le opinioni degli altri che ci riguardano. La paura delle nostre stesse debolezze. Ma anche ciò che sfugge a definizioni più precise di quanto si tenta di indicare come manifestazioni paranormali, fenomeni di allucinazione, eventi altrimenti inspiegabili.
Tutti temi che girando attorno al concetto di ignoto sollecitano l’emotività del lettore, mettendo in gioco la sua sensibilità e portandola a confrontarsi con la ragione. In un alternarsi di toni in cui il pessimismo, comunque prevalente, si illumina ogni tanto di speranza oppure con un breve guizzo di ironia amara, prima di ricadere nell’angoscioso che colpisce per la sua plausibilità.
Un’esperienza di lettura davvero particolare e intensa, che trova nel taglio dei racconti la sua forma di espressione più congeniale, dato che la brevità di ciascun testo e il finale improvviso che lo conclude sono quanto di meglio possa adattarsi all’intento di esplorare le diverse paure e inquietudini umane (con le conseguenti dinamiche di azione od omissione) e di spingere il lettore alla riflessione su di esse.
Ed anche la scelta di ricorrere all’uso del paradosso, della metafora e dell’allegoria (che se non erro viene esplicitata solo una volta: nel racconto dal titolo “Qualcosa era successo”, con l’espressione “Oh i treni come assomigliano alla vita !” si inscrive alla perfezione in questo disegno: perché sono mezzi espressivi che richiedono per loro stessa natura una attività di interpretazione che vada oltre la semplice percezione del testo scritto.

Di seguito, nella casella spoiler, nascondo alcune note più dettagliate sui racconti che mi hanno colpita di più.
Here be spoilers
I racconti che mi hanno colpita di più sono:

“Sette piani”
Metafora su quanto spesso la vita sia rimessa alle decisioni altrui e a qualcosa che sfugge al nostro controllo. Le spiegazioni che vengono fornite per ogni trasferimento al piano inferiore sono tanto più angoscianti quanto più si percepisce che dietro alla loro plausibilità si cela un programma che era già stato preordinato fin dall’inizio e contro il quale non c’è possibilità di reagire.

“Eppure battono alla porta” e “I topi”
L’ostinazione cieca di negare, di fronte agli altri ma anche di fronte a se stessi, eventi che non si riesce a spiegare, come inutile arma per convincersi di poter conservare lo status quo, o almeno l’apparenza di esso.

“Inviti superflui”
Molto poetico. L’ho letto più volte per assaporarlo pienamente. Il dolore di vedere l’amore per una persona infrangersi a causa delle diversità di gusti e di vedute, ma soprattutto a causa di una idealizzazione che poi non si è concretizzata.

“Il cane che ha visto Dio”
Religione, superstizione, allucinazione collettiva e immagine di se stessi da offrire e conservare agli occhi degli altri, in una commistione da cui emerge il contrasto confuso in cui è possibile cadere: quello tra la dimensione pubblica e quella più intima e privata di ogni persona, dicotomia foriera di instabilità.

“Qualcosa era successo”
“-ione”, frammento di una parola strappata da un giornale, a metà di una climax ascendente di tensione creatasi dal niente: piccole impressioni, immagini frammentarie percepite come insolite, turbamenti crescenti che si tenta di reprimere per non farli trasparire davanti agli altri. Invasione, alluvione, ribellione, rivoluzione, esplosione e tante altre possibilità: ognuno può immaginare l’esito di questo racconto attribuendo alla desinenza “-ione” il significato che incarna le sue peggiori paure. Quello che è certo è che la conclusione senza spiegazione, solo con un accenno allo stato di vuoto e di abbandono in cui rimbomba il grido di aiuto, è la più tremenda che possa esistere, così come la paura più forte credo sia quella che si prova quando non si riesce ad individuare la natura della minaccia.

“Il colombre”
La disperazione nello scoprire che una vita intera improntata alla rinuncia si risolve in una beffa del destino, che in questo caso assume le vesti di una erronea interpretazione, acriticamente accettata, di un presagio, di qualcosa che è, cioè, totalmente irrazionale.
La mia libreria

La mia lista dei desideri

Towandaaa su aNobii

"Una storia che non conosci
non è mai di seconda mano
è come un viaggio improvvisato
a chilometraggio illimitato"
S. Bersani, Pacifico, F. Guccini - Le storie che non conosci (Io leggo perchè - 23 aprile 2015)
Rispondi