"Scarpe azzurre e felicità"-Alexander McCall Smith

[Towandaaa]

Dopo aver letto due dei romanzi che questo scrittore ha incentrato sulla figura dell'altra sua protagonista (Isabel Dalhousie) e dopo averli trovati non proprio di mio gusto, ero curiosa di scoprire se in altri ambienti e con altri personaggi McCall Smith avrebbe potuto farmi cambiare opinione.....ma così non è stato.
La signora Ramotswe ripropone ai miei occhi le stesse caratteristiche che mi avevano fatto provare una certa antipatia per la signora Dalhousie, e il paragone che la casa editrice Guanda fa con Miss Marple appare davvero fuori luogo oltre che, mi sia consentito, ingannevole, dato che promette sviluppi gialli piuttosto complessi ma poi non li mantiene.
In questo romanzo alcuni piccoli e semplici "casi" fanno da sfondo ad altrettante piccole e semplici situazioni familiari che coinvolgono la protagonista o le persone a lei vicine, ma il tutto risulta molto "diluito" in una trama che si trascina per un numero di pagine ben superiore al necessario, senza mordente.
Come la signora Dalhousie, anche la signora Ramotswe dimostra una certa propensione a ingerirsi nelle vicende altrui (e mi riferisco alle situazioni estranee ai "casi" su cui è chiamata a investigare) dispensando motti che forse avrebbero la pretesa di essere insegnamenti filosofici o morali, ma che si dimostrano spesso banali se non addirittura stucchevoli.
E allo stesso modo entrambe queste protagoniste dimostrano una certa disinvoltura nel voler fare giustizia di fronte a comportamenti penalmente rilevanti senza, naturalmente, averne l'autorità.
Questo libro offre sì uno spaccato di un ambiente con modi di vivere e abitudini molto diversi dai nostri, e in questo può rivelarsi anche interessante. E lo stile è gradevole. Ma mi è sembrata, in tutta onestà, una lettura che non lascia molto dietro di sé.