Dopo aver letto “Revolutionary road”, ed aver toccato con mano il profondo senso di disperazione dei personaggi che deriva da una insoddisfazione senza via di uscita, credevo che oltre non si potesse andare…….e invece, con questo romanzo le atmosfere si sono fatte ancora più cupe, il senso di asfissia è aumentato a dismisura, e l’intensità raggiunta con uno stile se possibile ancora più asciutto è stata davvero sorprendente.
Yates sa come far vibrare molte corde diverse: prima di tutto la compassione e l’indignazione. Lo so, sono sentimenti contrastanti, eppure, credo che un mix tra i due sia il carattere dominante dell’effetto che mi ha fatto questa lettura. Perché seguendo questi personaggi ci si trova di fronte alla mediocrità, alla percezione di essa, all’anelito a cambiare ma senza poi davvero impegnarsi per farlo, ai fallimenti………e fanno pena e rabbia al tempo stesso.
La maestria dell’autore nel dipingere tutto ciò è altissima, come già avevo osservato a proposito di “Revolutionary road”: ci vuole una grande capacità a rendere asfissianti gli ambienti senza prodursi in descrizioni ampollose e ridondanti, usando invece pochi tratti che dicono concisamente, molto di più e meglio, quello che molte parole potrebbero ottenere altrimenti. Ci vuole una grande abilità nel mettere sotto agli occhi del lettore un coacervo di occasioni mancate nell’erronea ma apparentemente imprescindibile convinzione che tale sia il destino, ineludibile, senza perdersi dietro alla loro enumerazione e senza scadere nel pietismo, usando invece espressioni asciutte e misurate, servendosi dei dialoghi e lasciando il lettore arbitro della posizione emotiva in cui porsi.
A voler enucleare il tema centrale, secondo me, direi che è il senso di profondissima solitudine a chiudere e schiacciare ciascun personaggio: quella solitudine che è tanto più perniciosa e priva di scampo in quanto non deriva dall’esterno, non è effetto di abbandono da parte di altri, ma alberga dentro ciascuno e si nutre della convinzione che nemmeno l’autoindulgenza può giustificare il modo di vivere adottato………un po’ come essere abbandonati anche dalla stima per se stessi. Penso che non possa esistere solitudine peggiore.
Non lo credevo possibile, ma il colpo che mi ha inferto questa lettura è stato addirittura superiore a quello ricevuto da parte di ”Revolutionary road” (dove almeno un paio di personaggi con una carica dirompente dell’immobilità acquisita c’erano, e lasciavano un barlume di speranza). Veramente angoscioso e disperato, ma bello, bello, bello.
Anche questo, come già “Revolutionary road”: consigliato ma……….da leggere in periodi in cui la vita appare rosa (o meglio: fuxia !) per evitare il rischio della depressione.
"Easter parade" - Richard Yates
Moderatori: aly24j, Therese, Marcello Basie
- Towandaaa
- Olandese Volante
- Messaggi: 9299
- Iscritto il: mer nov 15, 2006 2:44 pm
- Località: Peccioli (Pisa)
"Easter parade" - Richard Yates
La mia libreria
La mia lista dei desideri
Towandaaa su aNobii
"Una storia che non conosci
non è mai di seconda mano
è come un viaggio improvvisato
a chilometraggio illimitato"
S. Bersani, Pacifico, F. Guccini - Le storie che non conosci (Io leggo perchè - 23 aprile 2015)
La mia lista dei desideri
Towandaaa su aNobii
"Una storia che non conosci
non è mai di seconda mano
è come un viaggio improvvisato
a chilometraggio illimitato"
S. Bersani, Pacifico, F. Guccini - Le storie che non conosci (Io leggo perchè - 23 aprile 2015)
- francesina
- Olandese Volante
- Messaggi: 2461
- Iscritto il: gio apr 05, 2007 2:19 pm
- Località: Padova
Re: "Easter parade" - Richard Yates
Ho finito oggi questo romanzo e anche per me, come per Towandaaa, questa lettura è successiva a quella di Revolutionary Road. Sono d'accordo sull'estrema abilità di Yates: davvero non c'è una riga che annoi malgrado le tante scene di quotidianità riportate ed è ammirevole la sua capacità di creare atmosfere e trasmettere emozioni con pennellate veloci che arrivano dirette al lettore. A semplice livello di trama a me è sembrato persino più godibile di Revolutionary Road: mi è piaciuto assistere allo scorrere delle vite delle due sorelle Emily e Sarah: due bambine e poi due donne molto diverse che scelgono strade e vite improntate a principi, obiettivi e ideali assolutamente opposti. Il senso di angoscia di cui parlava Towandaaa (ma che io ho avvertito meno intenso rispetto a Revolutionary Road) risiede per me proprio nel messaggio di sconfitta e ineluttabilità che ci lascia Yates: non c'è modo di trovare la felicità e qualunque percorso si compia, comunque non si raggiungerà la meta. Non vi è dunque felicità per la bella Sarah e per la sua vita dedicata alla costruzione di una famiglia da manifesto del sogno americano, ma nemmeno nella vita libera della più "intraprendente" e anticonformista Emily. Non resta quindi che un senso di profonda ineluttabilità e solitudine: le protagoniste sono sole con il loro destino e con il loro senso di smacco.
Leggendo la recensione di Towandaa e in particolar modo questa frase
Leggendo la recensione di Towandaa e in particolar modo questa frase
mi è venuta in mente una frase di Saramago, cui in effetti avevo pensato più volte nel corso della lettura del romanzo, pensando alla vita di Emily e alle sue frequentazioni amorose. La trovo molto bella per cui la riporto qui:Towandaaa ha scritto:A voler enucleare il tema centrale, secondo me, direi che è il senso di profondissima solitudine a chiudere e schiacciare ciascun personaggio: quella solitudine che è tanto più perniciosa e priva di scampo in quanto non deriva dall’esterno, non è effetto di abbandono da parte di altri, ma alberga dentro ciascuno
La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, rta la foglia e la radice.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
Sempre Francesina, anche su Anobii
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
Sempre Francesina, anche su Anobii