A nulla serviranno le raccomandazioni dei figli e dei medici: Ella non intende aspettare la morte facendosi bucherellare dai medici e non sopporta l’idea del marito chiuso in un ospizio quando lei non ci sarà più. Anche se John non ricorda neanche come si chiama e pensa sempre di essere a casa, è un ottimo guidatore e la moglie avrà il compito di guidarlo con le piantine in un viaggio che non è solo attraverso l’America, ma anche attraverso i ricordi. I posti suscitano continui ricordi e questa strada mitica così monotona attraverso paesi fantasmi sembra rappresentare la loro vita: qualcosa di assolutamente ordinario ma che per chi l’ha vissuto è stato tutto (la nascita dei figli, la rinuncia a lavorare per crescerli, un lavoro monotono intervallato da lunghi viaggi in camper attraverso l’America con i figli e gli amici).
E’ diverso il viaggio da quando erano giovani: allora era tutto un correre, migliaia di km macinati come in una gara per non perdere tempo, sempre di corsa per il lavoro e le preoccupazioni. Adesso possono andare dove vogliono e con il tempo che decidono, senza neanche preoccuparsi troppo di quanto spenderanno.
Gli amici dei viaggi passati sono un amaro ricordo: da anni non ci sono più, come i paesi fantasmi che si incontrano lungo il cammino.
Man mano che raggiungono l’Oceano, conosciamo meglio Ella e, attraverso i suoi pensieri e ricordi, anche John: infatti insieme riescono ancora a sopravvivere. Lentamente il racconto diventa più triste con l’amarezza di Ella che solo raramente trova nell’uomo accanto a lei le tracce dell’uomo che era; da qui la frustrazione e la rabbia che diventano cattiveria verso chi non ricorda, non si lava, non è più in grado di stare da solo senza perdersi. Qualche traccia dal passato però improvvisamente riappare come un miracolo: un ricordo dimenticato, un nomignolo affettuoso, un gesto d’affetto e questo ci fa capire come l’amore ha superato ogni difficoltà, anche la demenza e la malattia.
All’inizio del viaggio ci si chiede perché non tornano a casa: è pericoloso, possono farsi male, farsi derubare, perdersi e poi chissà come soffrono i figli torturati dall’ansia e dalla preoccupazione. Si capisce poi che il viaggio era inevitabile e che una normale e ordinaria vita familiare (un matrimonio, 2 figli, i nipoti) può suscitare una profonda invidia per un amore così “banale” e duraturo.
Here be spoilers“quello sarebbe stato il finale più triste. Uno di noi due senza l’altro, come sarebbe successo se non avessi fatto finire così la storia. Lo credereste? E’ qui, adesso, il lieto fine, amici. Quello che tutti vogliamo, e non otteniamo mai.
Non è sempre questo che significa l’amore, ma è quello che significa per noi oggi.
Non sta a voi giudicare.”