Il romanzo della mia vita - Leonardo Padura Fuentes

Area dedicata alle recensioni (e conseguenti commenti) nonche' alle richieste di pareri sui libri.
ATTENZIONE: Specificate titolo e autore nell'oggetto, grazie!

Moderatori: aly24j, Therese, Marcello Basie

Rispondi
Avatar utente
ciucchino
Olandese Volante
Messaggi: 3660
Iscritto il: ven mar 14, 2003 9:00 pm
Località: Torino
Contatta:

Il romanzo della mia vita - Leonardo Padura Fuentes

Messaggio da ciucchino »

Uno dei più bei romanzi che abbia mai letto! Coinvolgente e appassionante non solo per l’ambientazione (cioè Cuba), ma per i tanti temi trattati: la poesia, il rapporto tra il poeta e la politica, la lotta per l’indipendenza, l’esilio, la dittatura, la massoneria, le amicizie, i tradimenti, l’amore etc.
C’è tutto in questo libro che si svolge contemporaneamente su tre livelli.
Abbiamo Fernando che ritorna a Cuba per un mese negli anni ‘80 dopo 18 anni di esilio perché sulle tracce di un manoscritto di cui si ignora se sia esistito veramente o se sia solo una leggenda, scritto dal primo poeta nazionale cubano Jose Heredia vissuto all’inizio dell’Ottocento.
Poi la voce del poeta Heredia che racconta la sua vita senza nascondere niente, anche le brutture e le meschinità: dall’amore immenso per Cuba e quindi la lotta per la sua indipendenza, alla sua vita privata passando dall’amore sensuale con la prostituta Betinha ai tradimenti del suo migliore amico. Heredia ci accompagna passo per passo a vedere come nasce un poeta: le prime poesie d’amore ispirata da una amata immaginaria ma scritte sul corpo nudo della sua amante dopo la passione amorosa, le poesie ispirate dalla sua passione politica e poi lo spegnimento lento e inesorabile dell’ispirazione poetica schiacciata dai duri colpi della vita.
E, come collante tra i due personaggi, il racconto di come il manoscritto ritenuto perso sia stato conservato dal figlio di Heredia e da lui consegnato a una loggia massonica affinchè lo rendesse pubblico dopo 100 anni dalla morte del padre.
Le tre storie si intersecano e, man mano che si procede nella lettura, riusciamo a vedere Cuba in tre periodi diversi: l’Ottocento con le lotte per l’indipendenza, i primi anni del Novecento con le lotte delle loggie massoniche contro la dittatura, e, infine, gli anni contemporanei. Fuentes è bravissimo a cambiare lo stile di scrittura a seconda del personaggio che sta raccontando: uno stile “romantico” per il poeta tormentato, la retorica dei massoni e il tono disilluso dei contemporanei
Heredia è il poeta maledetto è tormentato, ha raggiunto una fama immensa in vita ma è morto giovane, povero e dimenticato in una terra straniera.
Sono molto belle le riflessioni che il poeta fa sul rapporto tra poesia e politica: la politica insudicia tutto ma è stata anche la fonte di ispirazione per le sue poesie. Il poeta può sottrarsi ai compiti che la storia gli chiede? Lui non si sottrae e, nonostante tutte le sue debolezze e meschinità, lotta per l’indipendenza della sua patria e per l’eliminazione della schiavitù. Sono tanti gli amici che lottano con lui all’inizio, ma poi la “realpolitik” ha il sopravvento: sono tutti ricchissimi latifondisti e come potrebbero rischiare tutto? Se i neri si ribellassero spinti dalla lotta per l’indipendenza dalla Spagna, rischierebbero di perdere tutto e quindi non esitano a buttare tutto a mare. Heredia non vuole piegarsi e deve lasciare la sua amata patria. Anche qua una riflessione molto interessante: Heredia ha vissuto solo 6 anni a Cuba (i primi 3 e poi suo padre, magistrato per il regno spagnolo, è stato trasferito in diversi paesi latini) ma sente questa isola come la sua patria (anche se mi ci sono voluti anni per scoprirlo, ora sono certo che la magia dell’Avana nasce dal suo odore. Chiunque conosca la città deve ammettere che possiede una luce propria, densa e lieve al contempo, e un colore allegro, che la differenziano da altre mille città del mondo. Ma solo il suo odore è capace di conferirle quell’inconfondibile spirito che la mantiene viva nel ricordo. Perché l’odore dell’Avana non è migliore né peggiore, non è profumo né lezzo e, soprattutto, non è puro: germoglia dalla miscela febbrile che traspira da una città caotica e allucinante).
Che cos’è quindi la patria? Si può considerare patria un’isola dove si è vissuti solo 3 anni da adulto?
Lontano da Cuba, però, il poeta si sente lentamente morire e non solo nella fredda Boston, ma anche in Messico dove viene accolto con i massimi onori fino a quando anche qui non si scontrerà con la dittatura. (A sessant’anni, il generale aveva un aspetto robusto, capelli nerissimi, e scoprii che si aumentava la statura grazie a stivali voluminosi, dalle suole molto spesse. Tutto sommato malgrado il suo potere assoluto e la sua facoltà di schiacciare vite e paesi, era soltanto un uomo, fragile quanto qualsiasi essere nato dal ventre di una donna)
Con estrema lucidità poi il poeta si rende conto di aver vissuto come un romanzo: ho trovato molto interessante questo aspetto di un letterato che ha costruito la propria esistenza come un romanzo. (Perché non mi sono ancora risvegliato dal mio sogno? Oh! Quando finirà il romanzo della mia vita perché abbia inizio la sua realtà?)
Di fronte a tanto dolore, il poeta si chiede se non fosse stato meglio una vita normale e felice con una famiglia e senza ispirazione poetica, piuttosto che il dono di scrivere poesie e infiammare gli animi ma pagato con le dure sofferenze dell’esilio.
La parte dedicata al racconto di come il manoscritto giunge alla loggia massonica ci presenta il figlio del poeta in estrema povertà che però riesce a resistere alla tentazione di vendere il manoscritto del padre. Non si tratta infatti solo della biografia del grande poeta cubano, ma è una chiara denuncia dei tradimenti subiti dal suo migliore amico Domingo Del Monte diventato una delle più importanti personalità dell’isola . Man mano scopriamo che Del Monte non era il personaggio un po’ dandy , intellettuale e liberale che si era costruito: era terrorizzato dalla povertà e spinto da una forte ambizione sociale, nonchè invidioso del talento poetico del suo amico. Non esiterà a tradirlo anche per non rischiare la sua agognata scalata sociale con l’indipendenza dalla Spagna che potrebbe portare alla sollevazione della popolazione nera.
Il manoscritto però rivela anche uno sconvolgente segreto sulla scoperta del più antico poema epico cubano.
E infine arriviamo a Fernando che indaga e come in un giallo cerca di scoprire se esiste e dove è finito il manoscritto. Ma non indaga solo su quello: la sua vita è stata distrutta da una delazione che l’ha costretto a scappare dalla sua terra. Fernando sembra un Heredia contemporaneo: anche lui è stato tradito da uno dei suoi amici letterati ma non sa chi, ed è stato costretto a lasciare Cuba in un esilio malinconico e tormentato. Ritornare a Cuba è una sofferenza perché è costretto ad affrontare i ricordi, il dolore di non sapere chi tra i suo amici è il traditore e la malinconia nel vedere i suoi amici invecchiati e disillusi.
E’proprio questo il destino di Cuba? Chi si ribella è costretto al’esilio?
“Sarà sempre stato così?” si domanda allora mentre ricorda i capricci del destino di Jose Maria Heredia, trascinato dai flussi della storia, dal potere e dall’ambizione, travolto da un turbine così compatto da fargli intuire, a soli vent’anni, lo stigma romanzesco che segnava la sua esistenza. “E’ possibile ribellarsi?” si domanda poi, ormai per pura retorica, solo per affondare il coltello nella piaga, consapevole che la ribellione è il primo gesto che si sono visti negare, estirpata in maniera radicale da tutte le loro possibilità e i loro desideri.”

Un bel romanzo. Davvero un gran bel romanzo.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

Immagine Immagine

Rispondi