Due - Irène Némirovsky

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ciucchino
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Due - Irène Némirovsky

Messaggio da ciucchino »

Con la sua perfetta capacità di descrivere la psicologia dei personaggi, la Nemirovsky racconta il cambiamento della amore durante le diverse età della vita: dalla passione dirompente che porta oltre il piacere anche molta sofferenza, ai burrascosi anni di matrimonio ricchi di litigi e incomprensioni, al lento maturare dell’amicizia tra i coniugi che diventano complici e da “due” diventano come un’unica persona.
Un bellissimo romanzo dove ogni frase sembra cesellata e mai casuale e, nonostante la distanza di anni e di ambiente, sembra descrivere i sentimenti che tutti noi abbiamo provato o stiamo vivendo.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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MartinaViola
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Re: Due - Irène Némirovsky

Messaggio da MartinaViola »

inserisco anche la mia recensione.
questo libro l'ho letto mesi fa ed è il mio primo nemirovsky. ho amato la scrittura, ma non ho trovato traccia di coinvolgimento, nè di emozione.

"Due" o più cavie...

Irène Némirovsky indossa il camice bianco e gli occhiali protettivi, si chiude in laboratorio e punta l'obiettivo su un gruppetto di cavie che annaspano in uno strano labirinto: un percorso fatto di vicoli ciechi e trappole nascoste.
All'inizio sembra tutto facile: la passione si accende, i colori diventano più brillanti, ma, dopo aver consumato l'ossigeno che resta, i contorni cominciano a sbiadire e l'entusiasmo della gioventù si spegne. E non ci sono più giovani amanti impazienti di divorare il domani, ci sono soltanto due anime distinte che abitano lo stesso spazio, che dividono un corpo come fosse un letto.
L'amore coniugale si rivela una condizione ineluttabile, a cui è meglio abbandonarsi senza troppe resistenze: una gabbia in cui non c'è spazio per i sogni o per i sentimenti che infiammano una vita intera. C'è solo questa inevitabile metamorfosi, quest'evoluzione a cui non ci si può sottrarrre: il passaggio dell'amore dallo stato solido a quello gassoso. Da corpo tangibile a elemento invisibile. Una trasformazione che dissolve i confini del sentimento conosciuto, lasciando che si espanda fino ad entrarci dentro, fino a mischiarsi con le nostre cellule.

Il tono della narrazione è quello distaccato dello scenziato che descrive un esperimento volto a dimostrare una sua teoria: non c'è coinvolgimento, se non intellettuale.
Le parole sono fredde, le frasi nette come dati trascritti su un taccuino. I nomi dei protagonisti restano sulla carta. Restano estranei. Come cavie. Come modelli anonimi su cui proiettare una storia, una narrazione che sembra un pretesto per metterci in guardia.

La scrittura di Irène Némirovsky è perfetta. Liscia e levigata, senza sbavature. Tanto perfetta da schiacciare quelle povere creature che ci si agitano in mezzo. Antoine, Marianne, Solange e tutti gli altri sono già morti. Non c'è sangue in quelle loro vene trasparenti e le voci non sono altro che flebili sospiri: deboli cavie incapaci di reggere il peso della penna che le attraversa.
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