Le luci nelle case degli altri hanno spesso una certa attrattiva: a seconda dello stato d’animo di chi osserva, a seconda che sia più o meno soddisfatto di sé e della propria situazione, possono richiamare alla mente il vecchio detto “l’erba del vicino è sempre più verde” oppure far sentire più fortunati, diversi, migliori. Si tratta però di momenti temporanei, fuggevoli, e soprattutto destinati a rimanere privi di conferma.
Leggendo questo romanzo invece si entra, letteralmente, in cinque case e quindi cinque famiglie diverse, le si osservano con gli occhi ora della protagonista direttamente coinvolta ora con gli occhi del narratore onnisciente (che grazie anche al ricorso a una serie di flash back chiarisce la personalità di coloro che vi abitano gettando un breve ma significativo sguardo sul loro passato). Ed è una esperienza che arricchisce il lettore, sia in termini assoluti sia in termini relativi, perché dall’osservazione di stili di vita così diversi, dal confronto con il proprio, scaturiscono pensieri e riflessioni comunque costruttivi.
Già questo sarebbe stato sufficiente per me e per i miei gusti di lettrice, per apprezzare la lettura di questo romanzo……….ed invece è solo il contesto su cui viene costruita una storia originale e ben sviluppata, un percorso di maturazione che coinvolge non solo la piccola Mandorla ma anche gli adulti che si alternano al fianco di lei per allevarla ed educarla, in ossequio ad un patto consensualmente adottato in virtù del quale, per non rovinare una delle cinque famiglie acclarando la paternità biologica della bambina, si è preferito coinvolgerle tutte nella responsabilità di crescerla. Paradossale quanto si vuole, assurdo anche: ma in fondo, dotato di una propria logica, anche se non completamente rispettoso delle esigenze della bambina (ma, - e qui lo spoiler è in agguato, quindi mi limito ad un accenno - in fondo la madre di Mandorla si è dimostrata piuttosto lungimirante !).
Mandorla appare, come spesso accade in situazioni particolari, più matura della propria età, anche se a volte si lascia andare a pensieri infantili espressi con preghiere in rima che suscitano grande tenerezza: sono molte le situazioni in cui è proprio lei ad offrire agli altri conforto, spunti per cambiare, pensieri su cui riflettere. Quindi l’esperienza di crescita a cui si assiste appare equilibrata in un dare e ricevere reciproco, e il paradosso da cui scaturisce tende a sfumare, per essere sovrastato da temi più comuni come le difficoltà proprie dell’adolescenza, gli equilibri più o meno sofferti che si creano in qualsiasi situazione di convivenza, il confronto tra l’idea di sé che si coltiva intimamente e l’immagine che si crea nel giudizio altrui, e un concetto lucidamente espresso in queste semplici parole: “Incredibile, no ? Come la vita ci cambia: mentre noi siamo tutti concentrati a cambiare lei, intendo”.
Se l’idea di un romanzo ambientato in un condominio vi fa immediatamente pensare a libri come “L’eleganza del riccio”, “La vita istruzioni per l’uso” o “Scontro di civiltà per un ascensore in piazza Vittorio”, sappiate che le analogie si limitano a questo. E che leggendo questo romanzo della Gamberale si possono vivere emozioni ora malinconiche, ora allegre, ora di tenerezza che, almeno io, non ho provato con gli altri tre libri che ho menzionato.
La mia prima lettura del nuovo anno si è dimostrata davvero gratificante e piena di sorprese: spero sia di buon auspicio per le successive !
"Le luci nelle case degli altri" - Chiara Gamberale
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