Giorni giapponesi - Angela Terzani Staude

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Therese
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Giorni giapponesi - Angela Terzani Staude

Messaggio da Therese »

Mi hanno regalato questo libro per la mia passione per il Giappone, mi ha interessato soprattutto perchè coglie un momento molto particolare della storia giapponese e cioè l'apice dell'industrializzazione e dell'importtanza acquisita sui mecati internazionali verificatosi tra gli anni '80 e gli anni '90.
L'autrice ha vissuto in Giappone insieme al marito e descrive cosa ha visto e le riflessioni che ne ha tratto insieme ad altri stranieri che condividevano la loro esperienza, sicuramente viverci è molto diverso dal passarci le vacanze, però è molto palpabile che chi scrive non abbia il minimo interesse nel vivere il paese entrandoci in sintonia, da subito chiarisce che non è questa l'Asia che lei ed il marito amano e si percepisce per tutto il libro.
Molte critiche del libro sono negative perchè l'immagine del Giappone che ne esce è abbastanza scoraggiante, sinceramente io credo che gran parte delle sue impressioni colgano nel segno, il problema è che manca completamente l'altro lato della medaglia, la comprensione di quello che rende interessante l'anima giapponese, la ricerca del bello, la malinconia per il tempo che passa, l'autrice non si fa una ragione dell'inesistente culto religioso monoteista e a questo riconduce la sua idea di amoralità dei giapponesi, secondo me invece l'assenza dell'idea di peccato e della ricompens dopo la morte rende questo popolo molto legato all'esistenza terrena e allo stesso tempo consapevole che siamo solo di passaggio, questo non vuol dire non sapere cosa siano il bene ed il male!
Nel complesso credo sia uno spaccato interessante, molte delle cose che vengono raccontate, come le terribili condizioni lavorative e la condizione della donna sposata, sono descritte con precisione, il limite della narrazione è nell'interpretazione di alcune peculiarità, poichè anche ciò che viene colto in maniera precisa(come la filosofia zen), subisce un'interpretazione negativa che ne distrugge l'ambivalenza.
-...è solo che non ho tempo per leggere.
- Mi dispiace per te.
- Oh, non direi.Ci sono tanti altri modi per passare il tempo.
Giulio vorrebbe replicare che leggere non è "passare il tempo"...
(T. Avoledo)

cinefila integralista

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