"Nessuno si salva da solo" - Margaret Mazzantini

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Towandaaa
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"Nessuno si salva da solo" - Margaret Mazzantini

Messaggio da Towandaaa »

Quanta acredine, nell’accusare alternativamente se stesso e l’altro per il fallimento di un matrimonio.
Quanti rancori che a fatica e solo parzialmente trovano la strada del chiarimento, o almeno dell’accettazione di uno stato di fatto ormai irrisolvibile.
E’ un romanzo con tinte forti, atmosfere pesanti, salti temporali tra il presente che si sviluppa in poche ore, il tempo di una cena al ristorante, e il passato “ripescato” a colpi di flash back spesso confusi (ma non poteva essere diversamente, dato che sottolineano un turbamento emotivo, da entrambe le parti, che naturalmente porta anche a ricordare a sprazzi e istintivamente questo o quell’episodio, nel tentativo di focalizzare il problema).
Fino a qui direi “niente di nuovo sotto il sole”, una lettura sulla crisi di un legame che non brilla né per l’originalità della trama, né per il lavoro di caratterizzazione dei personaggi (che presentano tratti culturali e psicologici un po’ troppo estremizzati e stereotipati, secondo me), ma capace a sprazzi di coinvolgere, e di instillare stati d’animo nel lettore forieri di riflessioni su temi importanti.
Ma, ci sono dei ma.
In primo luogo, che non mi si venga a dire che si tratta di un ritratto di una intera generazione, quella degli attuali over30 e under 40, perché si tratterebbe di una generalizzazione inaccettabile: grazie al cielo ritengo che casi come questi, nella realtà, siano l’eccezione e non la regola.
In secondo luogo, e pur consapevole che il criterio di giudizio in questo caso è più soggettivo che mai, penso che ci sia un limite al di sotto del quale il linguaggio volgare e le oscenità possono essere funzionali ad esprimere lo stato di confusione emotiva e di tormento appassionato, ma oltre il quale diventano solo un inutile e gratuito sfoggio di turpiloquio (e per i miei gusti l’autrice ha superato questo limite più volte).
Infine, mi è sembrato che la storia si avvolga su se stessa senza sviluppi sostanziali, che l’autrice abbia ecceduto nell’allungare il brodo di un plot piuttosto esile, chiudendo il cerchio con un finale aperto che lascia il tempo che trova, praticamente un escamotage per togliersi dagli impicci, a mio parere.
In definitiva, ci sono stati momenti in cui ho provato una grande pena per i figli, le vittime innocenti del fallimento di questo legame tra irresponsabili, un eterno Peter Pan e una fragile ex-pseudo-disadattata; ci sono stati episodi che mi hanno fatto provare una forte insofferenza per questi due adulti più infantili dei propri figli; il passo finale che riguarda i due coniugi anziani del tavolo vicino a quello dei protagonisti mi ha toccata fino alla commozione (non posso farci niente: mi fanno una tenerezza incredibile gli anziani che ancora si vogliono bene, sia nella realtà che nella fiction !), ma nel complesso, e soprattutto in confronto ai numerosi punti deboli del romanzo, mi sembra molto poco per congedare questa lettura con un ricordo piacevole.
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