Yasmine Reza, "Il dio del massacro"
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Yasmine Reza, "Il dio del massacro"
Ammetto, ne ignoravo l'esistenza fino al film Carnage di Polanski, che devo ancora vedere. A giudicare dal trailer, tuttavia, Kate Winslet e Jodie Foster sono, rispettivamente, una splendida Annette in piena ubriacatura e un'acida Véro molto credibile.
E' un'opera teatrale, genere che di solito non amo eccessivamente, preferendo la rappresentazione al nudo testo. Si legge in pochissimo tempo, però sembra di assistere in prima persona a quanto accade, è davvero coinvolgente. La molla da cui scaturisce il tutto è semplice: due bambini litigano, la "vittima" si prende una bastonata dal suo "carnefice" e perde incisivi e forse un nervo. A chiunque verrebbe spontaneo schierarsi col ragazzino colpito, giusto? Ma come accade spesso nelle zuffe tra bambini, siamo sicuri che il torto stia da una parte sola?
Le due famiglie, a questo punto, devono incontrarsi per discutere dell'accaduto: ai danni economici penserà l'assicurazione, ma a quelli morali? E alle responsabilità pedagogiche? Si tratta di due famiglie agli antipodi: una (quella che apparentemente ha ragione) più modesta, madre radical-chic e padre rappresentante di casalinghi e accessori per WC, l'altra (quella che ha torto) più benestante, padre immerso completamente nel suo lavoro prestigioso e madre inizialmente molto succube ed emotiva.
Eccoci quindi nel salotto della famiglia della "vittima" (i termini sono tra virgolette non a caso), dove le due famiglie cominciano dapprima un botta&risposta tanto educato quanto fasullo, dopodiché, lentamente ma inarrestabilmente, iniziano a rivelare non solo le proprie personalità, ma anche la maschera e le convenzioni che tutti noi sentiamo di dover indossare per vivere bene. Scopriamo così che il padre del bambino "vittima" era un teppistello e sostiene la legge del più forte, che sua moglie tanto paladina dei diritti si lascia sopraffare dal nervosismo e mena le mani. Ciò non significa che gli altri due siano meglio: un padre assente, anaffettivo, che considera il figlio un vuoto a perdere, e una madre incapace di parlare al marito, succube, emotiva, capace di vomitare bile sui cataloghi d'arte ma pronta ad esplodere con un po' di rum.
Se non fosse per il contesto storico, sarebbe una situazione degna di un racconto di Schnitzler, dove tutto è convenzione e tutto può essere smascherato, ma a me ha ricordato un po' anche Il colpevole non è l'assassino ma la vittima di Franz Werfel.
Che cos'è, o meglio, chi è il dio del massacro del titolo? Il dio del massacro sembra essere l'unica vera entità che governa la nostra esistenza: una sorta di homo homini lupus dietro le convenzioni sociali, i falsi sorrisi, le trite ipocrisie senza le quali a volte sembra difficile vivere. Anche se basta poco, molto poco per accendere la miccia e dar libero sfogo a quello che proviamo e pensiamo davvero.
A me è piaciuto soprattutto il voler ridicolizzare il politically correct a tutti i costi, quel finto buonismo dietro cui c'è gente che rode, al di là di sorrisini, maniere bon ton e discorsi tanto belli quanto vuoti. Diciamo che è un'opera "a scatola cinese", dove il tema dell'ipocrisia delle convenzioni sociali ne fa scaturire molti altri: la responsabilità dei genitori sulla vita dei figli, il ruolo della cultura, l'importanza sottovalutata del "non detto", ecc... Interessante.
E' un'opera teatrale, genere che di solito non amo eccessivamente, preferendo la rappresentazione al nudo testo. Si legge in pochissimo tempo, però sembra di assistere in prima persona a quanto accade, è davvero coinvolgente. La molla da cui scaturisce il tutto è semplice: due bambini litigano, la "vittima" si prende una bastonata dal suo "carnefice" e perde incisivi e forse un nervo. A chiunque verrebbe spontaneo schierarsi col ragazzino colpito, giusto? Ma come accade spesso nelle zuffe tra bambini, siamo sicuri che il torto stia da una parte sola?
Le due famiglie, a questo punto, devono incontrarsi per discutere dell'accaduto: ai danni economici penserà l'assicurazione, ma a quelli morali? E alle responsabilità pedagogiche? Si tratta di due famiglie agli antipodi: una (quella che apparentemente ha ragione) più modesta, madre radical-chic e padre rappresentante di casalinghi e accessori per WC, l'altra (quella che ha torto) più benestante, padre immerso completamente nel suo lavoro prestigioso e madre inizialmente molto succube ed emotiva.
Eccoci quindi nel salotto della famiglia della "vittima" (i termini sono tra virgolette non a caso), dove le due famiglie cominciano dapprima un botta&risposta tanto educato quanto fasullo, dopodiché, lentamente ma inarrestabilmente, iniziano a rivelare non solo le proprie personalità, ma anche la maschera e le convenzioni che tutti noi sentiamo di dover indossare per vivere bene. Scopriamo così che il padre del bambino "vittima" era un teppistello e sostiene la legge del più forte, che sua moglie tanto paladina dei diritti si lascia sopraffare dal nervosismo e mena le mani. Ciò non significa che gli altri due siano meglio: un padre assente, anaffettivo, che considera il figlio un vuoto a perdere, e una madre incapace di parlare al marito, succube, emotiva, capace di vomitare bile sui cataloghi d'arte ma pronta ad esplodere con un po' di rum.
Se non fosse per il contesto storico, sarebbe una situazione degna di un racconto di Schnitzler, dove tutto è convenzione e tutto può essere smascherato, ma a me ha ricordato un po' anche Il colpevole non è l'assassino ma la vittima di Franz Werfel.
Che cos'è, o meglio, chi è il dio del massacro del titolo? Il dio del massacro sembra essere l'unica vera entità che governa la nostra esistenza: una sorta di homo homini lupus dietro le convenzioni sociali, i falsi sorrisi, le trite ipocrisie senza le quali a volte sembra difficile vivere. Anche se basta poco, molto poco per accendere la miccia e dar libero sfogo a quello che proviamo e pensiamo davvero.
A me è piaciuto soprattutto il voler ridicolizzare il politically correct a tutti i costi, quel finto buonismo dietro cui c'è gente che rode, al di là di sorrisini, maniere bon ton e discorsi tanto belli quanto vuoti. Diciamo che è un'opera "a scatola cinese", dove il tema dell'ipocrisia delle convenzioni sociali ne fa scaturire molti altri: la responsabilità dei genitori sulla vita dei figli, il ruolo della cultura, l'importanza sottovalutata del "non detto", ecc... Interessante.
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Re: Yasmine Reza, "Il dio del massacro"
Ieri sera sono andata a vedere il film e mi è piaciuto tantissimo. Oggi spulciando in rete sono arrivata al titolo del libro. Lo leggerò sicuramente a breve
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Re: Yasmine Reza, "Il dio del massacro"
Non l'ho ancora letto, cmq complimenti a Lilac x la recensione



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Re: Yasmine Reza, "Il dio del massacro"
anche a me il film è piaciuto molto!
- lilacwhisper
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Re: Yasmine Reza, "Il dio del massacro"
Purtroppo l'ho preso in biblioteca, altrimenti visto l'interesse ne avrei fatto un ring
Mi sa che dovrò aspettare l'uscita del DVD, non riesco a trovare nessuno a cui interessi vedere il film al cinema!
P.s.: grazie, Silvietta!

Mi sa che dovrò aspettare l'uscita del DVD, non riesco a trovare nessuno a cui interessi vedere il film al cinema!
P.s.: grazie, Silvietta!

- fabiana
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Re: Yasmine Reza, "Il dio del massacro"
Io ho convinto una persona scettica, alla fine ha gradito molto. Prova con insistenzalilacwhisper ha scritto:Purtroppo l'ho preso in biblioteca, altrimenti visto l'interesse ne avrei fatto un ring![]()
Mi sa che dovrò aspettare l'uscita del DVD, non riesco a trovare nessuno a cui interessi vedere il film al cinema!
P.s.: grazie, Silvietta!

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Re: Yasmine Reza, "Il dio del massacro"
Avevo sentito una bella recensione sul film di Polanski alla radio e programmavo una visione (poi adoro "Kate")...Ora non so se rimandare a dopo aver letto il libro (che presumo sarà di difficile reperimento).
EDIT: per non pasticciare il thread del libro ne ho aperto uno per il film, se volete
(vero che volete?) fatemi sapere le vostre impressioni!
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