Premessa: è un libro che secondo me può piacere sia alle persone cattoliche moderate, sia a chi in Dio proprio non crede o ha smesso di farlo. A me personalmente è piaciuto molto, nonostante alcune pecche.
Di solito non leggo testi di argomento religioso: le uniche volte in cui è capitato è stato per la mia tesi, ma complice un'intervista all'autrice a Che tempo che fa della scorsa stagione, m'è venuta voglia di leggerlo

Michela Murgia ha espresso in questo saggio idee condivise al 100% dalla sottoscritta, prima tra tutte quella di non sentirsi peccatori per il semplice fatto di non condividere in toto la visione della vita proposta (o forse sarebbe meglio dire "imposta") dalla Chiesa Cattolica. Ovviamente, senza scadere nel relativismo esagerato: non è che in questo libro si dica "Ognuno faccia quel che gli pare". Sono particolarmente lieta di constatare che non si debba necessariamente essere atee o agnostiche per comprendere che tante, troppe cose nella Chiesa non funzionano in materia di donne: insomma, a differenza di un'opinione molto diffusa, non tutte le donne cattoliche hanno, mi si conceda l'espressione un po' ingenua, "il prosciutto sugli occhi"

Mi ha un po' colto di sorpresa il fatto che l'autrice, già animatrice di Azione Cattolica, catechista, nonché laureata in Teologia, abbia deciso di sposarsi con rito civile e non religioso (scelta peraltro motivata minuziosamente nel libro stesso: a questo proposito consiglio la lettura delle reazioni dei parrocchiani). Davvero non mi aspettavo una scelta simile, ma se mai un giorno dovesse arrivare per me il momento fatidico di scegliere, mi ripropongo una rilettura di tali motivazioni prima di decidere dove compiere il grande passo.
Le parti più interessanti sono senza dubbio quelle che riguardano la figura di Maria. Insomma, forse non ci pensiamo mai, ma quanto coraggio ci vuole affinché una ragazzetta poco più che adolescente accetti una notizia del genere senza consultarsi con nessuno, men che meno il promesso sposo? Indipendentemente dal fatto di essere o meno credenti (in questo caso la si prenda come una leggenda e nulla più), la Murgia ci fa riflettere su questo fatto per farci comprendere come il problema dell'emarginazione femminile nel Cattolicesimo sia più imputabile a una misoginia nata in seno alla Chiesa, che non propugnata nelle Scritture. D'altra parte Cristo, figlio di cotanta Madre, non ha forse un rapporto paritario con le donne?
Interessante anche l'analisi sulle rappresentazioni iconografiche della Madonna, che sembra sempre un'eterna quindicenne, anche se nella raffigurazione della Pietà (vedi quella di Michelangelo) regge tra le braccia il cadavere di un figlio 33enne.
E' insomma un libro che fa riflettere, senza dogmatismi, su interpretazioni errate che purtroppo ci si porta spesso dietro per tutta la vita, e non c'è catechismo che tenga... quanti ad esempio pensano che Immacolata stia per "nata senza peccato originale" e non per "madre vergine"? (Marco Pannella e Giuliano Ferrara sbagliano, ad esempio, come raccontato ad un certo punto).
Insomma, dal punto di vista delle teorie espresse mi trovo d'accordo su tutta la linea con l'autrice, apprezzo la sua lucidità di donna prima ancora che credente, e mi piace molto il tono generale dell'opera, critico ma molto lucido, mai sopra le righe.
Vi è tuttavia una grande pecca: è un saggio davvero farraginoso, almeno nella prima parte, dove si parla di donne molto in generale, spaziando da un argomento all'altro con troppa disinvoltura e senza un apparente fil rouge. In alcuni momenti, specialmente quando ci si imbatte in riferimenti filosofico-teologici, si rischia davvero di annoiarsi e perdere il filo. Peccato, perché per il resto è un libro con cui concordo pienamente.
Interessante, per credenti e non solo, per donne e non solo
