Un bellissimo libro che descrive la dura e assurda realtà dell'apartheid sudafricano ove la convivenza tra la comunità nera e quella bianca si basava su una netta separazione senza nessuna possibilità di contatto, come tra stranieri che si trovano a convivere in uno stesso luogo ma parlano lingue diverse e sono quindi destinati a non comprendersi.
La Gordimer con poche parole è sempre riuscita a dipingere distintamente una situazione, un pregiudizio o un personaggio: sembrava di esserci, di aver vissuto a Johannesburg, di sapere come muoversi dagli Alexander, cosa avrebbe detto Anna Louw di un certo fatto e quale preoccupazione inutile e futile avrebbe avuto Cecil.
Ma alla Gordimer sarebbero bastate anche queste poche parole per descrivere efficacemente l'assurdità e l'ingiustizia di quella società razzista:
Egli non era stato abbastanza cauto da sopravvivere; lo ammiravano per questo. Soltanto mediante l'esercizio costante della cautela nelle parole, nei fatti, e sopratutto nel pensiero, un africano poteva sopravvivere. Ma a lui ripugnava vivere a quel modo; ed era, per loro, un eroe."
Un mondo di stranieri - Nadine Gordimer
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