"Il profeta" - Kahlil Gibran

[Towandaaa]

Con quel misto di timore reverenziale che accompagna le letture definite capolavori e di istintiva difficoltà a lasciarmi prendere dalla poesia (sebbene non si tratti del canonico componimento in versi) che ho sempre provato nei confronti degli autori più disparati, ho letto questo libro ed ora mi è difficile esprimere la sensazione predominante che ne ho ricavato se non ricorrendo ad una immagine molto prosaica: direi che si tratta di una lettura “a scoppio ritardato”.
In prima battuta magari ti lasci coinvolgere dall’atmosfera new age, dal misticismo che trasuda da queste pagine, al termine di ogni capitolo ti scopri a pensare “Ma quanto ha ragione !”, ma poi, a lettura terminata, quando l’atmosfera si dissolve, inizi a percepire un senso di scontatezza che soverchia e annebbia le impressioni precedenti.
In definitiva, poiché penso che non esistano risposte semplici universalmente valide per tutti, sempre e ovunque, che tutto sia relativo e che le “grandi verità” (sempre ammesso che esistano, dato che la mia innata pirandellianità mi induce spesso a dubitarne) per loro natura non possano che collocarsi sulla linea di confine tra il semplice e il banale, nella mia personalissima opinione di lettrice questo libro non si colloca certamente tra i capolavori (né tra le letture che ricorderò a lungo termine…..).

[Mariantonietta]

Mi fa piacere leggere questa recensione, Towanda, che mi trova concorde.
Non so con quale criterio si dicano capolavori certi libri..