Una lettura concisa, ma densa, densissima: anche solo cinquanta pagine in più sarebbero state troppe tanta è l’amarezza, il grigio e la disperazione raccontata in questo libro.
Non è la New York delle opportunità, dell’ascesa sociale, del melting-pot quella che ci presenta Colum McCann: la sua è piuttosto l’America della povertà degli immigrati, del razzismo nei confronti delle coppie miste e del profondo disagio sociale.
Il buio del titolo è infatti reale: lo è per Nathan Walker e gli altri operai impegnati dodici ore al giorno sottoterra negli scavi per la realizzazione della metropolitana ma anche per Treefrog, suo nipote, che decenni dopo in quelle stesse gallerie ci va a vivere dopo avere perso lavoro, casa e famiglia.
Ma il buio è anche dolorosamente metaforico perché davvero non sembra esserci luce per i personaggi: lo zelo nel lavoro porta ad un incidente mortale, l’amore oltre le differenze di età e di razza attira odio, il senso di giustizia causa violenza e l’affetto incondizionato comporta la perdita di tutto.
Una lettura dolorosa, che non ho trovato sempre scorrevole ma di cui ricorderò a lungo il protagonista per l’ammirevole senso di integrità e onestà che rappresenta.
C. McCann, I figli del buio, BUR Rizzoli € 10,20
Colum McCann, I figli del buio
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Colum McCann, I figli del buio
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
Sempre Francesina, anche su Anobii
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