J. Ford, Il gusto proibito dello zenzero

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francesina
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J. Ford, Il gusto proibito dello zenzero

Messaggio da francesina »

Non ho mai amato certi best-seller tipicamente da vetrina e per di più ultimamente ho sviluppato una forte allergia alle copertine scelte da Garzanti: questo per dire che se non me lo fossi ritrovato gratis sul kindle e non avessi dovuto riempire la casellina del best seller nella Reading Bingo Challenge probabilmente non avrei mai letto questo romanzo. Il gusto proibito dello zenzero (inspiegabile traduzione dell’ originale Hotel on the corner of Bitter and Sweet) è un romanzo scorrevole, che si lascia leggere senza però suscitare grandi emozioni. Lo sfondo storico è quello della deportazione dei giapponesi residenti in America durante la seconda guerra mondiale: il romanzo si svolge quindi in parte nel 1942 e in parte nel 1986, quando il passato del protagonista, ormai anziano e vedovo, riemerge grazie alla riapertura di un hotel giapponese chiuso proprio dall’epoca del conflitto.
E’ il terzo libro in pochi mesi che leggo sulla drammatica vicenda dei campi di internamento dove furono rinchiusi i giapponesi (anche se di seconda generazione e quindi americani a tutti gli effetti) a seguito dell’entrata in guerra del Giappone contro gli Stati Uniti e dove vissero in condizioni precarie sino al termine della guerra. A differenza dei due testi della Otsuka che ho letto quest’estate, qui la vicenda è filtrata dal punto di vista di un adolescente privato del suo primo amore e unita alla problematica costruzione della propria identità vissuta dagli immigrati di seconda generazione, che qui porta Henry sia al conflitto con la sua famiglia -che lo vorrebbe saldo alle tradizioni cinesi- che con i suoi compagni per i quali resta un immigrato da deridere.

J. Ford, Il gusto proibito dello zenzero
372 pagg
€ 9,90
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii
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