John Steinbeck, Furore

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Sonnenbarke
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John Steinbeck, Furore

Messaggio da Sonnenbarke »

Normalmente non mi piace leggere in traduzione i libri che posso leggere in lingua originale, e non amo le traduzioni vecchie (questa è del 1940), ma questo libro mi è stato regalato anni fa e perciò non ho potuto scegliere. Finalmente ho trovato il tempo per leggerlo, e ho fatto bene, perché è senz’altro uno dei libri più belli che io abbia letto ultimamente. Per chi fosse interessato, pochi mesi fa ne è uscita una nuova traduzione, sempre per Bompiani, a firma di Sergio Claudio Perroni, che sicuramente consiglio a chi voglia leggere il libro: basti solo pensare che la mia edizione ha 474 pagine, mentre la nuova edizione ne ha 656. Potere della censura fascista e di un’epoca in cui tradurre era adattare più che trasporre in un’altra lingua. Per maggiori informazioni su questo argomento vi invito alla lettura di un articolo interessantissimo sulla rivista Tradurre.

Furore è ambientato durante la Depressione americana del 1929, ormai quasi un secolo fa, eppure è attualissimo. Negli stati americani dell’est i contadini vengono cacciati dalle loro terre perché ora ci sono le trattrici, le terre vengono espropriate:
Va bene, gridavano i mezzadri, ma la terra è nostra. L’abbiamo misurata noi, dissodata noi. Siamo nati qui, qui ci hanno ucciso, qui siamo morti. Anche se non è buona, è nostra lo stesso. È l’esserci nati, l’averla lavorata, l’esserci morti, che la fa nostra. È questo che ce ne dà il possesso, e non una carta con dei numeri sopra.
È doloroso, ma noi non c’entriamo. È il mostro. La banca non è un essere umano.
Va bene, ma è una società di esseri umani.
Niente affatto. Questo è il vostro errore. La banca è qualcosa di diverso da un essere umano. Capita che chiunque faccia parte di una banca non approvi l’operato della banca, eppure la banca lo fa lo stesso. Vi ripeto che la banca è qualcosa di più di un essere umano. È il mostro. L’hanno fatta degli uomini, questo sì, ma gli uomini non la possono tenere sotto controllo.
Così tutti i mezzadri se ne vanno verso l’ovest, verso la California dove alcuni volantini dicono che ci sia lavoro. Dicono che devono assumere centinaia di persone, e tutti pensano di andare verso la terra promessa, dove c’è lavoro per tutti, non si rendono conto che se ne stanno andando a centinaia di migliaia…
E con tutti i mezzadri se ne vanno anche i Joad, famiglia molto unita che però si disgregherà per la strada, anche se si è appena riunita con il figliol prodigo, Tom, che è appena uscito di prigione sulla parola.

Furore è la storia del pellegrinaggio dei Joad sulla Route 66, dall’Oklahoma alla California, dove come tutti faticheranno moltissimo a trovare lavoro, appunto perché ci sono migliaia e migliaia di persone che lo cercano, e i proprietari delle terre se ne approfittano, abbassando le paghe fino a tariffe da fame. E la fame è grande protagonista di questo romanzo epico. La fame e la povertà estrema dei diseredati.
Quei maledetti Okies non hanno né buon senso né sensibilità. Son come bestie. Nessun essere umano s’adatterebbe a vivere come vivon loro, in quella sporcizia, in quella miseria! Non credere che siano molto più civilizzati dei gorilla!
Questa è l’opinione dei californiani sugli Okies, come vengono dispregiativamente chiamati gli sfollati. Ma è anche l’opinione di tutto coloro che non sono stati costretti a partire. Quasi non vedono più gli sfollati come esseri umani, attribuiscono loro caratteristiche bestiali, li ritengono peggio degli animali, e peggio degli animali li trattano.
Avevano accarezzato la speranza di trovare una casa, in California, ed ecco che trovano, dappertutto, solo odio. Okies: i padroni li odiano perché sanno di essere deboli al confronto degli Okies, d’essere ben nutriti al confronto degli Okies; e han tutti sentito dire dal nonno quanto sia facile, a chi è affamato e risoluto ed armato, sottrarre la terra a chi è debole e sazio. E nelle città i negozianti odiano gli okies perché gli Okies non hanno denaro da spendere; i banchieri odiano gli Okies perché sanno che non possono estorcerne nulla; e gli operai odiano gli Okies perché, affamati come sono, offrono i loro servizi per niente, e automaticamente il salario scende per tutti.
Ho detto che il romanzo è molto attuale: come non sentire infatti in tutto questo echi odierni, per esempio l’odio contro gli immigrati, trattati a volte peggio di bestie, o le geurre fra poveri dei lavoratori, che a volte accettano di lavorare per pochi soldi pur di avere da mangiare?
È un libro che tutti dovremmo leggere, oggi come oggi, ma dovremmo leggerlo quando abbiamo consapevolezza e non da ragazzi, a scuola, come a volte viene imposto. E dovremmo leggerlo, mi ripeto, assolutamente in lingua originale o quantomeno nella traduzione di Perroni, per non perderci tante sfumature, per non perderci il senso di quello che voleva ricordarci Bruce Springsteen con The Ghost of Tom Joad, e prima di lui Woody Guthrie con Tom Joad.
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Gahan
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Re: John Steinbeck, Furore

Messaggio da Gahan »

A me Steinbeck è stato imposto non tanto dalla scuola, ma da una zia che continuava a dirmi di leggere Steinbeck che era bellissimo e io le ho creduto perché da adolescente non ci capivo un tubo! In seguito sono stata costretta a farne una tesina in quinta superiore perché era l'unico scrittore di cui avevo letto almeno 3 romanzi (c'era già anche King, ma la prof me lo bocciò per mancanza di letteratura critica a cui attingere). Per questo motivo mi sono tenuta alla larga da Steinbeck per il resto della vita, mi sono rifiutata anche quando è stato inserito nel programma del gruppo di lettura.

Furore è parte della biblioteca di famiglia e ho girato alla larga per tantissimo tempo, fino a quando ho sentito che forse era il caso di provare ad approcciarlo da adulta, soprattutto dopo che lo ha letto una mia amica e me ne ha parlato benissimo.

È la testimonianza di un triste capitolo della storia americana, scorrevole ma non semplicissimo da leggere (non lo consiglierei MAI ad un adolescente!!!), a tratti anche noioso (per esempio le lunghe descrizioni delle riparazioni all'autocarro, i capricci dei bambini, ...), sono comunque contenta di averlo letto e di aver colmato questa lacuna (così ho anche depennato un altro dei titoli della lista 1001 libri).

P.S. Adoro la canzone di Springsteen...
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francesina
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Re: John Steinbeck, Furore

Messaggio da francesina »

Ho finalmente potuto leggere anche io questo caposaldo della letteratura.
Mi è piaciuto? Si, ma non è il libro della vita nel senso che non lo consiglierei a tutti ed a prescindere.
Come già scritto qui, assolutamente non trovo sia adatto ad una lettura per la scuola: forse alcuni passaggi scelti, ma se letto per intero un ragazzo sarà colpito più dalla noia di certi passaggi (le riparazioni del camion mi hanno messo a dura prova) e dalle oltre 600 pagine e non credo comprenderebbe tutti i possibili livelli di lettura.
Come scriveva Sonnenbarke, è un testo molto attuale: la diffidenza e il senso di superiorità di chi si rifiuta di accogliere ed integrare chi viene da terre lontane in cerca di una vita migliore (o anche solo per scampare a morte pressoché certa) è la stessa anche dopo quasi un secolo, così come il loro sfruttamento.
La storia della famiglia Joad è triste nel loro disgregarsi progressivamente, km dopo km, e nell'angoscia che le loro attese forse saranno disilluse.
Bellissimo il personaggio della madre, una delle figure letterarie femminili più belle dei libri che ho letto sinora.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii
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