Ho visto questo ebook spulciando nel catalogo di Quintadicopertina, e non me lo sono lasciato scappare. Prima di tutto, un consiglio: se lo prendete, non prendete la versione per Kindle ma quella per iPad (se ce l’avete) oppure il pdf. Perché questo libro è ricchissimo di contenuti multimediali (link e video), che sul Kindle purtroppo non si possono fruire.“Se i nostri donatori vengono e vedono le strade asfaltate, un sistema ferroviario funzionante, una popolazione con mezzi propri per andare avanti, allora andranno via. E questo non è affatto una cosa buona”.
Cosa dicono gli africani di quello che i bianchi pensano di loro? Ammettiamolo, un sottotitolo un po’ complicato, che avrebbe forse potuto essere reso meglio, ma il senso è proprio quello che lascia intendere. In questo libro sono gli africani che parlano, e ci parlano di quello che i non africani pensano di loro. Antonella Sinopoli dà voce a un gran numero di blogger africani (e qui bacchetto Quintadicopertina: sarebbe stato bello sapere chi è il traduttore dei post. È Sinopoli? Non si capisce mica), raccogliendo molti loro post, che introduce con un breve commento.
Di cosa parlano, dunque, questi post? Di pregiudizi di vario tipo. Dal fatto che l’Africa sia trattata come un paese anziché come un continente (chi sono gli africani? è come dire gli europei, non ha alcun senso), dell’idea che tutti gli africani vivano nelle capanne, dell’idea che ci sia solo corruzione e miseria, del cattivo giornalismo che fa vedere solo le brutte notizie, spesso anche ingigantendole o storpiandole del tutto. Perché l’Occidente ha interesse a che l’Africa sia vista così, e in primo luogo ne hanno interesse le ONG, che altrimenti non riceverebbero più fondi. Non sto dicendo che io la penso così, sto parlando del messaggio del libro. Ma non è che il libro presenti l’Africa come un continente di rose e fiori: questi blogger ne riconoscono le storture e le miserie, ma insistono prepotentemente sul fatto che non sia tutto lì, che ci siano mille sfaccettature che andrebbero scoperte.
Il libro cita anche un video bellissimo che avevo proposto tempo fa sulla mia pagina Facebook, The Danger of a Single Story (I pericoli di una storia unica) di Chimamanda Ngozi Adichie. Andate al link che ho indicato anche se non sapete l’inglese, il video è sottotitolato e trascritto in 40 lingue diverse (!), fra cui anche l’italiano. E Adichie non è la sola a consigliare vivamente di leggere gli autori africani, e di farlo possibilmente in lingua originale per non essere influenzati dalla mediazione della traduzione. Ma leggete letteratura dei paesi africani, fatelo anche se non sapete le lingue, ci sono ormai diverse traduzioni in italiano. Per non perdervi nel pericolo di una storia unica, quella raccontata dagli occidentali. Se sapete il francese, vi consiglio un blog conosciuto grazie a questo libro, Chez Gangoueus, che ha anche una versione inglese, Lareus’s Home. Un ottimo punto di partenza per scoprire la letteratura africana.