Non ho elementi di paragone come libri simili o film, quindi mi limiterò a scrivere la mia recensione di questa lettura appena finita. Il libro, nella sua totalità, non è male, anche se non lo definirei un libro che mi è piaciuto molto o che consiglierei a tutti.
E' diviso in tre parti, profondamente diverse l'una dall'altra, e credo che quelli che hanno amato molto il libro siano riusciti ad accordare meglio le tre parti di quanto abbia saputo fare io.
La prima parte è interessante, soprattutto nella scoperta spirituale di Pi
Here be spoilers
anche se ho trovato la "diatriba" dei tre "mentori" di Pi abbastanza pasticciata e poco utile ai fini del racconto
e nella prefazione della sua vita tranquilla ma particolare, sempre a contatto con animali selvaggi.
La seconda parte, a livello narrativo, non inizia nel migliore dei modi. A mio parere ci sono troppi dettagli inutili, e la lettura si fa più pesante (in generale in tutta la seconda parte, ma forse all'inizio è anche peggio perchè c'è proprio un cambio di marcia rispetto alla prima parte). La conoscenza zoologica di Pi (e dell'autore) è sicuramente utile, ma a volte l'ho trovata ridondante
Qui si rafforza la parte "spirituale" (anche se il termine non mi piace, perchè a differenza di molti, io ci ho trovato ben poca spiritualità nel libro
), o comunque è quella che a tratti fa riferimenti biblici. Mi spiace non avere conoscenze di Islamismo o Induismo, perchè a questo punto credo che ci siano riferimenti anche a queste due religioni che sicuramente mi sono persa. Gli stessi animali presenti sulla barca credo abbiano dei riferimenti specifici, non per ultima l'importante tigre.
Di sicuro è interessante l'approccio uomo/animale, la consapevolezza da parte di entrambi i protagonisti che la sopravvivenza dell'uno è legata a quella dell'altro, il momento in cui Pi comprende come comportarsi con Richard Parker. Gli avvenimenti che si susseguono durante il naufragio sono tutti importanti ai fini del libro ed a volte anche imprevedibili.
Il finale è abbastanza spiazzante, anche se probabilmente coerente con tutto il libro. Non mi sento di dire che il lettore debba prendere una posizione ferma e che la realtà è che
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sulla barca non c'era nessun animale, ma delle persone che si sono scannate per la sopravvivenza
Io direi invece che fornisce al lettore delle alternative, e che non necessariamente chi "sceglie" una o l'altra abbia più o meno fede. Per quanto mi riguarda
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il finale con gli umani lo trovo abbastanza banale
Tirando le somme, ho visto in questo libro un'allegoria della vita. Il cambiamento che avviene in noi quando ci troviamo in determinate circostanze paragonato all'atteggiamento che teniamo quotidianamente in luoghi che ci sono familiari. La capacità di tirare fuori lati del carattere che possono emergere solo in condizioni estreme. Tant'è che se
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devo considerare che allora Pi fosse davvero Richard Parker, il suo abbandonare la barca non appena si tocca la terra ferma corrisponde a mio avviso all'abbandono di quella parte selvaggia che probabilmente non tornerà più fuori, ma senza la quale Pi probabilmente non sarebbe riuscito a sopravvivere ai suoi 200 e passa giorni di naufragio
Last but not least, interessante la prefazione dell'autore che è parte integrante del libro e il suo inserire sè stesso nella parte di colui che scriverà la vita di Pi