Un storia che potrà suscitare emozioni diverse a seconda della sensibilità e delle esperienze personali dei diversi lettori, ma che sicuramente non può lasciare indifferenti.
Mi ha lasciato tanta amarezza, mia ha fatta arrabbiare anche, mi ha travolto con il finale in cui la catarsi esplode lentamente (mi si passi l’ossimoro: è la descrizione che mi sembra renda meglio l’ìdea di quanto accade nelle ultime pagine): preannunciata forse, dirompente e al tempo stesso liberatoria sicuramente.
Una storia costruita con l’intreccio di piani temporali diversi che se inizialmente appaiono ben distinti (addirittura anche materialmente, sotto forma di capitoli a sé stanti) finiscono poi per fondersi (come accade nei momenti in cui il protagonista perde il controllo del presente estraniandosene e gli episodi della sua infanzia appaiono consustanziati allo svolgimento della storia attuale).
Una storia che mostra dolorosamente quanto il background “storico” di una persona possa influire sul suo agire e rapportarsi agli altri, e quanto anche il sentimento dell’amore possa nascondere in sé, in modo solo apparentemente incredibile, componenti distruttive e autodistruttive ed equilibri difficili non solo da raggiungere ma soprattutto da mantenere.
Uno stile molto sentito, fatto di parole che sembrano sussurrate e che portano con sé immagini evocative di tutto un mondo interiore difficile altrimenti da descrivere; esempi di ciò sono alcuni passi che mi limito a riportare come emblematici di pagine dense di significati che è bello andare a cercare sotto e dentro alle parole:
“Aveva stabilito che per sé e per Grace avrebbe avuto una di quelle case vittoriane, una casa con un passato. Nelle case moderne, uno era costretto a portarsi il suo passato. Lui, invece, voleva trasformare una cosa malridotta, trascurata, in una cosa perfetta, tutta per loro. Peggiori erano le condizioni, tanto meglio era per lui”
“Dei bambini. Voleva dei bambini. Voleva porre rimedio a tutti gli errori del passato e dare il suo nome a un figlio che sarebbe stato fiero di portarlo. Così avrebbe potuto recidere ogni legame col passato. E guardare al futuro, a una famiglia creata da lui”
“Non poteva evitare di allontanarla da sé, era più facile che non tenersela accanto e perderla a poco a poco”.
Mi fermo qua (penso anzi di aver già preannunciato fin troppo riportando questi passi): credo di aver dato un’idea della storia e dello stile, per il resto ………. non mi resta che consigliare questa lettura a chi non teme le storie dure ed emotivamente coinvolgenti.
La moglie che dorme - Catherine Dunne
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