Butcher's Crossing, John Williams

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ciucchino
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Butcher's Crossing, John Williams

Messaggio da ciucchino »

Non avrei mai letto un libro sulla caccia ai bisonti nell’America del XIX secolo se non fosse stato scritto da John Williams, invece nonostante un’ambientazione che non suscita minimamente il mio interesse questo libro mi è piaciuto moltissimo.
Mi ha lasciato un senso di malinconia e di angoscia perché a differenza di “Stoner” dove il protagonista si lascia vivere e sembra non voler rischiare il cambiamento, in questo romanzo Andrews butta tutto all’aria per la ricerca di se stesso. Tutti i soldi buttati nell’impresa della caccia, tutta la fatica fisica, tutta la lotta per sopravvivere prima alla sete e poi al gelo, tutto lo sforzo per superare la repulsione nell’uccidere e scuoiare un animale, tutto questo viene vanificato in un attimo.
Here be spoilers
E il rogo finale sembra voler purificare e suggellare l’inutilità di combattere e avere sogni perché tutto finirà in cenere.
Come in Stoner, la scrittura di Williams ti incanta e la sua capacità di descrivere il mondo interiore dei personaggi non è al livello di “Stoner” ma in ogni caso memorabile.
In questa conquista del west dimenticate quindi indiani, cowboys e eroi con la pistola: qui è la natura selvaggia incarnata dal bisonte che trionfa. La carneficina assurda dei bisonti non serve a nulla e la descrizione di come Miller non riesca a fermarsi prima di averli uccisi tutti è impressionante, quasi un imperativo pur di fronte all’evidenza che non avrebbe potuto trasportare tutte le pelli a Butcher’s Crossing. Ma non importa: Miller aveva un sogno di uccidere la più grossa mandria di bisonti e non si fermerà di fronte alla ragione. Schneider, apparentemente il più grezzo e più venale, risulta essere più lucido ma non riesce a cambiare le cose. Charlie si richiede sempre più nel fanatismo religioso. Andrews cerca nel ricordo della prostituta un motivo per sopravvivere.
Il ritorno però sarà la nemesi per tutti.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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francesina
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Re: Butcher's Crossing, John Williams

Messaggio da francesina »

Anch'io ho ceduto a Butcher's Crossing solo sulla scia dell'entusiasmo provato per Stoner ed effettvamente, pur trovandolo un testo emozionante e suggestivo mi è piaciuto complessivamente meno proprio perché l'ambientazione western non rientra proprio nei miei gusti. E' però un'osservazione profondissima dell'animo umano e una descrizione quasi mistica del paesaggio: non si può negare la maestria di Williams.

Nelle vacanze appena passate ho invece letto il primo testo scritto da Williams, Nulla, solo la notte, ma -sarà per la scelta stilistica adottata o semplicemente perché è il suo testo d'esordio e quindi ancora immaturo- l'ho trovato lentissimo e faticoso, pur essendo un romanzo di poco più di 100 pagine. Mi ha ricordato -ma in peggio - sia per il protagonista che in un certo senso per il mondo rappresentato il Chiedi alla polvere di Fante.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii
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