"Il resto della settimana" - Maurizio De Giovanni

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Towandaaa
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"Il resto della settimana" - Maurizio De Giovanni

Messaggio da Towandaaa »

Questo esamerone partenopeo monotematico (come diversamente definire questo libro ?!) ha suscitato in me sensazioni diverse e credo che probabilmente solo chi sia affetto dalla stessa “malattia” (sono gli stessi tifosi napoletani a definire così la propria passione) possa comprendere, condividere e apprezzare pienamente l’ultima pubblicazione di De Giovanni.
Io che nutro da sempre una sentita avversione verso tutto quello che il calcio è diventato e verso i fanatismi e gli eccessi che gli girano attorno sono forse l’ultima persona in grado di apprezzare questo romanzo, ma non posso negare di aver passato grazie a questo libro anche alcuni momenti piacevoli e pure divertenti.
La maestria dell’autore è tale che, se si escludono alcuni episodi che hanno del grottesco per non dire peggio, si è portati a farsi accompagnare con piacere in questo viaggio all’interno del fenomeno descritto: in particolare mi sono piaciute le brillanti perifrasi che traducono i coloriti epiteti in dialetto, la capacità di modulare la forma espressiva sulle caratteristiche del personaggio che di volta in volta si è alternato nel racconto di una propria esperienza, la sincerità della passione che, condivisibilmente oppure no, si sente tra le righe. E davvero ben costruiti e descritti sono i quadretti di vita familiare e le scene da bar da cui emerge lo spirito del popolo napoletano di ieri e di oggi.
Quello che invece non ho apprezzato sono i toni epici che spesso descrivono, secondo me a sproposito, i momenti topici degli episodi, prevalentemente quando l’ambientazione è lo stadio; gli eccessi che portano a divinizzare personaggi come Lui (mai menzionato esplicitamente in tutto il libro, ma sempre presente e riconoscibile grazie a maiuscole compulsivamente elargite a destra e a manca per definirlo), la sensazione di forzatura che deriva dall’aver raccolto un campione piuttosto vasto di esperienze in dimensioni spazio-temporali (un bar e sei giorni) così ristrette.
Le pagine che ho preferito ?
Il racconto di Maria, la guida turistica, ma solo fino al punto in cui arriva a descrivere l’edicola votiva dedicata a Lui e alla di Lui reliquia, da lì in poi ho percepito come anche la persona più mite e posata possa trasformarsi in feroce iconoclasta … e pensare che c’era stato poco prima un guizzo di lucidità (“Chiedo scusa per tutte queste maiuscole…”), ma brevissimo, perché poi quel pensiero si conclude con “ma si tratta di Vera Fede; e quando è Vera Fede si deve sentire pure per iscritto”.
E il racconto del “cornuto”, nella sua interezza, per la prepotente eco di alcuni dei temi del mio prediletto Pirandello (come non pensare alla novella “La patente” ?!), e nonostante proprio in questo racconto si concentrino due dei tre “gli” come complemento di termine al posto di “loro” che ricorrono nel libro e che proprio non riesco a digerire.
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