"Il venditore di passati" - José Eduardo Agualusa

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Towandaaa
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"Il venditore di passati" - José Eduardo Agualusa

Messaggio da Towandaaa »

Originale l’idea da cui il romanzo scaturisce, e foriera di pensieri interessanti su molte tematiche: la percezione del tempo, la sostanza della memoria, la considerazione di sé mediata dalla proiezione di ciò che si può dire di sé, dei propri ascendenti, delle proprie azioni e omissioni, la convinzione secondo cui diversi passati avrebbero prodotto individui diversi. Tutte riconducibili all’idea di metamorfosi, ma tra esse solo una di kafkiana memoria: quella che ha prodotto l’attuale (nel tempo del romanzo) voce narrante.
Le altre metamorfosi, invece, fluttuano sotto lo sguardo talvolta sbigottito dello stesso protagonista, “un uomo che trafficava memorie, che vendeva il passato, di nascosto, come altri contrabbandano cocaina”, che si presenta con un biglietto da visita che recita “Assicuri ai suoi figli un passato migliore”, creatore di personaggi che possono però anche sfuggirgli di mano, come nel caso di José Buchmann: “imprenditori, ministri, proprietari terrieri, trafficanti di diamanti, generali, gente, insomma, col futuro assicurato. Ciò che manca a queste persone è un buon passato”.
Un tipo davvero interessante questo Felix: dibattuto tra incertezze e aneliti di grandezza (“Ritengo ciò che faccio una forma superiore di letteratura (…) Anch’io creo intrecci, invento personaggi, ma invece di lasciarli chiusi in un libro do loro vita, li getto nella realtà”) che lo portano ad andare oltre il punto in cui l’autore dei sei personaggi pirandelliani si era fermato (!) e pronto a giustificare le apparenti pecche del proprio operato con un battuta che si muove sul filo del paradosso(anche se in fondo tanto paradossale non è …): “solo la realtà sarebbe stata capace di inventare una figura così inverosimile come José Buchmann”.
Un forte desiderio a posteriori di una vita e di una storia diverse, potrebbe essere tale da convincere se stessi oltre che gli altri della veridicità di trascorsi pregressi costruiti ad hoc ? Per alcuni di questi personaggi sembra di sì (oppure semplicemente fingono, mentendo a se stessi ? Sembra in realtà riduttivo e semplicistico pensarla così, quando si legge che José aveva bisogno che lo stesso Felix credesse alla sua nuova biografia: “Se lui ci avesse creduto, tutti ci avrebbero creduto”).
Oppure: poter contare, anche se nella finzione che scaturisce da qualcosa di simile a un contratto di compravendita, su un passato diverso, potrebbe davvero cambiare un individuo ? Se sì: in meglio o in peggio ? Se no: rimarrebbe soltanto un imbroglio al quale fa piacere credere, o provocherebbe comunque una metamorfosi nella persona ?
Si procede nella lettura seguendo il filo di questi pensieri, e ci si ritrova molto velocemente, troppo presto, alla fine.
Purtroppo però, o almeno, così è sembrato a me, l’atmosfera ovattata, in un certo senso magica e onirica che da sola poteva costituire l’ossatura e la peculiarità del romanzo, finisce precipitosamente per infrangersi in un finale che vuole spiegare, dettagliare, riportare bruscamente alla realtà cruda e crudele di una vendetta e dei fatti che l’hanno generata.
Lo sgretolarsi improvviso delle sensazioni tipiche di una certa letteratura sudamericana che ho percepito nell’incedere della storia (del tutto immotivatamente, dato che africane sono l’ambientazione del romanzo e la cittadinanza dell’autore) è stato il punto di rottura che mi ha lasciata delusa, perché stavo apprezzando molto il gioco che l’autore aveva costruito fino a quel punto con l’alternarsi di piani narrativi sovrapposti di fronte ai quali, di volta in volta, il lettore è portato a chiedersi se si tratti della realtà (pur se nella finzione del romanzo) oppure di una diversa dimensione (quella dei sogni, dei desideri, della malinconia, del rimorso o del rimpianto).
Ah quanto mi sarebbe piaciuto di più se avessi potuto trovare in questo libro un ventaglio più ampio di personaggi bisognosi di un nuovo passato, per ognuno dei quali avrei potuto poi decidere se immaginare oppure no una concretizzazione di cui, lo dico sinceramente, non ho sentito alcun bisogno di fronte a quelli presenti nel romanzo così com’è !
E quando una lettura finisce in pezzi, cosa rimane, oltre all’amaro di quel che avrebbe potuto essere ma non è stato ? Pezzi, appunto, di frasi e di pensieri. Eccone alcuni:

- “La nostra memoria si nutre, in buona parte, di ciò che gli altri ricordano di noi. Tendiamo a ricordare come nostri i ricordi altrui, compresi quelli fittizi.”
- “È più importante testimoniare la bellezza o denunciare l’orrore ?”
- “Sono bugiardo per vocazione (…) Mento con allegria. La letteratura è il mezzo che un autentico bugiardo ha per farsi accettare socialmente.”
- “Una volta mi portarono a una festa. Un vecchio festeggiava il suo centesimo compleanno. Volevo sapere come si sentiva. Il pover’uomo mi sorrise attonito e mi disse, non saprei, è successo tutto troppo in fretta. Si riferiva ai suoi cent’anni di vita ed era come se stesse parlando di un disastro, qualcosa che si fosse precipitato su di lui pochi minuti prima. A volte sento la stessa cosa. Una fitta nell’anima per colpa di un eccesso di passato e di vuoto. Mi sento come quel vecchio.”
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