Fontamara - Ignazio Silone

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saturn111
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Fontamara - Ignazio Silone

Messaggio da saturn111 »

Fontamara è stato scritto nel 1930 quando Ignazio Silone era in esilio e molto malato. È stato il suo esordio letterario e la sua pubblicazione è avvenuta prima all'estero a causa del fascismo. In Italia è stato edito solo nel dopoguerra da Mondadori in una versione di bozza e poi nel 1958 in un'edizione riveduta e corretta dallo stesso Silone. Il romanzo è incentrato sulle vicende di una comunità di contadini abruzzesi, i "cafoni", ed è narrato in prima persona da una famiglia di Fontamara. La voce narrante cambia a seconda che a raccontare gli avvenimenti sia il marito, la moglie o il figlio. Questo forse è uno dei romanzi più internazionali della letteratura italiana del novecento. Pur parlando di un piccolo paesino dell'Abruzzo, i temi narrati sono universali: la condizione dei contadini, l'ingiustizia sociale, l'assoggettamento al potere dovuto all'ignoranza e alla mancanza di mezzi culturali. Le leggi, la giustizia, la stessa lingua (l'italiano) sembrano creati appositamente per ingannare il cafone e per sfruttarlo. I cafoni sono considerati davvero pericolosi dall'autorità solo quando iniziano a stampare un loro giornale e a diffonderlo fra gli altri cafoni dei paesi vicini. Essi sanno di essere gli ultimi, ma reagiscono col fatalismo tipico della cultura contadina.
《In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa.
《Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra.
《Poi vengono le guardie del principe.
《Poi vengono i cani delle guardie del principe.
《Poi, nulla.
《Poi, ancora nulla.
《Poi, ancora nulla.
《Poi vengono i cafoni.
《E si può dire che è finito.
《Ma le autorità dove le metti?》 chiese ancora più irritato il forestiero.
《Le autorità [...] si dividono tra il terzo e il quarto posto. Secondo la paga. Il quarto posto (quello dei cani) è immenso. Questo ognuno lo sa.》
I contadini si considerano apolitici. Tra tutti, solo Berardo non accetta la sua condizione di soprusi e sottomissioni, ma anche lui vede la politica come un affare da cittadini. Diffidente verso la borghesia che, come i padroni, l'ha sempre deriso e sfruttato, si chiede perchè un cittadino dovrebbe occuparsi dei problemi dei cafoni. Per quale interesse? I cafoni di Silone ragionano in termini pratici e quando Berardo viene incarcerato e torturato dai fascisti leggiamo tutti i suoi dubbi e le sue riflessioni.
Berardo si teneva la testa fra le mani come se stesse per scoppiargli. Decideva di confessare, si pentiva, tornava a decidersi, tornava a pentirsi. Si stringeva la testa fra le mani perchè non gli scoppiasse. Perchè doveva restare in carcere? Perchè doveva morire in carcere, a trent'anni? Per l'onore? Per l'idea? Ma quando mai lui si era occupato di politica?
Il linguaggio è volutamente semplice per adattarsi meglio alla storia e al contesto in cui è narrata. È un romanzo molto intenso e non datato in cui il racconto dell'oppressione e della miseria è reso universale dalle domande che pone oltre che dalla realtà che racconta.
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