Il progetto di Chris, che dal momento della sua partenza si farà chiamare Aelxander Supertramp, è quello di vivere da nomade per sfuggire agli obblighi di una società che gli sta stretta e dal padre, con cui ha un pessimo rapporto. La meta finale è l’Alaska, dove Chris vuole spendere un periodo in totale solitudine a stretto contatto con la natura.
Il 6 settembre 1992, il suo corpo in decomposizione viene ritrovato da un cacciatore di alci all’interno di un bus, abbandonato anni prima in una radura nell’Alaska dell’ovest ed utilizzato dai cacciatori come riparo di fortuna.
Il libro è, chiaramente, una ricostruzione del suo viaggio attraverso gli scritti di Chris e le persone che egli stesso ha incontrato nel suo vagare.
Non ho anticipato la morte per rovinarvi la lettura, viene dichiarata dall’autore nelle prime quattro righe del libro. La stesura del racconto, infatti, avviene successivamente ad un articolo che l’autore pubblica a ridosso del ritrovamento del cadavere.
Il libro non è un reportage di viaggio. O meglio, sicuramente ripercorre in maniera abbastanza particolareggiata il percorso di Chris, ma principalmente si occupa di analizzare le motivazioni che hanno portato il ragazzo ad intraprendere una tale avventura.
I racconti dettagliati di coloro che hanno conosciuto Chris in questo periodo, danno di lui un quadro ben definito, che non voglio spoilerarvi se non lo volete

In seguito al ritrovamento del suo corpo e alla pubblicazione dell’articolo, molti hanno criticato le sue scelte, in particolare hanno dato giudizi spietati sulla scelta di passare del tempo in Alaska senza una adeguata preparazione, disegnando McCandless come un egoista arrogante. L’autore, però, ha un asso da giocare poiché, in seguito ad una avventura che avrebbe potuto costargli la vita (che, guarda caso, avviene più o meno quando aveva l’età di McCandless), fa riflettere il lettore su una fondamentale affermazione: a vent’anni la morte sembra un’ipotesi così remota che, quando ci si mette in testa una cosa, il solo fatto di poterla immaginare dettagliatamente ci fa credere che dobbiamo solo andare lì e prendercela.Here be spoilersChris non era un girovago vagabondo senza idee e senza meta, ma una persona profonda, in grado di costruire relazioni di amicizia anche dopo un breve periodo di conoscenza. Non era inopportuno, né maleducato. Era anzi una persona volenterosa, amava leggere e farsi contaminare da autori come Toureau e London, ma non disdegnava best seller e romanzi meno conosciuti. Era preparato sulla vita all’aperto, sapeva organizzarsi, studiava.
Lo stesso deve aver spinto Chris in quelle “terre estreme”, facendogli pensare che era tutto fatto, era tutto possibile, anche raggiungerle senza quella cartina che, forse, avrebbe potuto salvargli la vita.