M. Bonnefoy, Il meraviglioso viaggio di Octavio

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francesina
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M. Bonnefoy, Il meraviglioso viaggio di Octavio

Messaggio da francesina »

C’è stato un momento quest’inverno in cui in tutti i blog “libreschi” che seguo e da cui traggo ispirazione per le nuove letture non sembravano far altro che scrivere di questo libro, osannandolo. Vedendolo disponibile tra gli scaffali della biblioteca del mio quartiere l’ho preso, curiosa e diffidente al tempo stesso. E infatti. Non so, sarà che quando si parla di letteratura sudamericana, realismo magico e atmosfere tropicali le mie aspettative sono altissime perché il mio termine di paragone è direttamente Gabriel Garcia Marquez, uno degli autori chiave che su di me ha contribuito definitivamente a far diventare l’hobby della lettura una passione fortissima.
La mia opinione è quindi decisamente tiepida: non ho saputo apprezzare le metafore e le allegorie che si susseguono nella trama né mi sono commossa sul finale. Ho apprezzato certo alcuni passaggi decisamente poetici (come quelli in cui è descritto l’apprendimento della scrittura da parte del protagonista o della nascita del rapporto con Venezuela, la donna da cui si allontana dando inizio al viaggio cui si accenna sin dal titolo), ma niente di più. Non che sia un romanzo che si legge a fatica, assolutamente no, ma mi ha lasciata indifferente.

Una mia personale nota di merito va invece al libro in sé, nel senso proprio di oggetto. Di solito non bado molto alle copertine, alla carta o al carattere tipografico dei libri, ma questo l’ho notato ed apprezzato.
E’ un libretto esile con una copertina rossa dal sapore vagamente vintage (a me ha fatto pensare ai vecchi quaderni, quelli con un riquadro centrale dove scrivere la materia) e con una splendida sovraccoperta con un’illustrazione tropicale che già trasmette l’atmosfera tropicale e la magnificenza della natura riportata nel romanzo. L'editore è 66th and 2nd.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii
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