"Milioni di milioni" - Marco Malvaldi

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Towandaaa
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"Milioni di milioni" - Marco Malvaldi

Messaggio da Towandaaa »

Definirlo un giallo del tipo “camera chiusa” (che in questo caso si sustanzia in “paesino bloccato dalla neve”) sarebbe eccessivo, come eccessivo è, in generale, definire gialli i libri di Malvaldi, con o senza tetraventenni (curioso che mi venga in mente un pensiero che dovrebbe lusingare il nostro chimico scrittore: per lui è ormai invalsa la classificazione – basta leggere recensioni qua e là e se ne trova sempre traccia – tra romanzi con e romanzi senza i vecchietti, proprio come accade per un ben più illustre scrittore, Simenon, e i romanzi con e senza Maigret).
La trama gialla infatti è piuttosto labile, si risolve in modo un po’ artificioso, e non credo possa lasciare soddisfatti i veri amanti del genere (ai quali non appartengo).
In questo come negli altri romanzi di Malvaldi quello che cerco e che di solito trovo è il divertimento, l’ironia, il sorriso sornione, la risata a voce alta, i quadretti fatti di piccole scene di paese (di quelli piccoli, dove la gente mormora !), di saggezza popolare, di battute fulminanti che non stento a riconoscere per averle a volte sentite nella realtà (ma che non per questo perdono la loro carica), di dinamiche “sotterranee” che collegano i personaggi grazie a episodi sepolti nel passato ma sempre pronti a riemergere con alterne conseguenze.
Preferisco le storie in cui le battute sono meno becere e sboccate, e in tal senso potrei dire che in generale preferisco i romanzi “senza vecchietti”; e tra essi i miei preferiti sono “Odore di chiuso” e, appunto “Milioni di milioni”.
In particolare di quest’ultimo ho apprezzato le trovate onomastiche (la salita Schiantapetti mi ha fatto fare una bella risata !), gli ammiccamenti rivolti verso il lettore (più misurati che in altri casi), i pensieri che in prima battuta paiono quasi avulsi dalla storia o addirittura banali, ma che un attimo dopo riconosci come veri, verissimi, e concludi “ma quanto ha ragione !” ridendo (come nel caso delle insanabili incomprensioni tra uomini e donne) oppure sorridendo e vagheggiando tempi andati (come nel caso della spiegazione sul modo di uccidere il maiale).
Ecco, mi ricordo di questi particolari, del divertimento che mi ha dato questa lettura, ma non ricordo affatto come si concluda l’indagine dei due improvvisati investigatori né chi sia il colpevole … è vero che è ormai passato un bel po’ di tempo (lessi il libro appena uscito) ma soprattutto è vero quanto dicevo all’inizio: il giallo è l’ultimo “colore” a cui penso quando leggo (e scrivo di) Malvaldi !
La mia libreria

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