"Tre camere a Manhattan" - Georges Simenon

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Towandaaa
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"Tre camere a Manhattan" - Georges Simenon

Messaggio da Towandaaa »

Storia di una passione tanto dirompente quanto distruttiva, bruciante non solo per il suo essere repentina ma soprattutto per il fatto che si impossessa dei due protagonisti al punto da ossessionarli. Questa ossessione si estrinseca, per quanto riguarda la donna, in un atteggiamento volto a compiacere in tutto e per tutto l'amante, anche ai limiti della sottomissione, mentre per quanto riguarda l'uomo esaspera un sentimento così forte da condurlo in cerca di ricordi della vita di lei che alimentino la gelosia perfino retroattiva che lo possiede.
Molto cupo nel suo sviluppo, questo romanzo lascia il lettore arbitro della sorte di questa storia d'amore: si conclude con una sorta di nuovo inizio, lascia intendere che il legame tra i due protagonisti abbia ancora un futuro ? Oppure si tratta solo di una suggestione indotta dalla lettura della prefazione, dalla quale si apprende che buona parte del plot ha matrice autobiografica ?
Non saprei rispondere con convinzione, sono dibattutta.
Quello che è certo, però, è che questo è quello, tra i "roman-roman" di Simenon che ho letto, in cui l'amore (in una delle sue molteplici sfaccettature) ha minore spazio. Il legame tra Frank e Kay, infatti, mi è sembrato fin dall'inizio non tanto il risultato di un moto sentimentale, quanto il prodotto della volontà di ciascuno dei due di appoggiarsi a qualcuno, di uscire da uno stato di solitudine così disperato da rendere preferibile perfino una storia incerta e balorda come quella che, alla fine del romanzo, pare appena iniziata tra i due.
Quali prospettive possano avere questi due personaggi non saprei dire: entrambi così incapaci a vivere il proprio presente (alla "gelosia retroattiva" di cui scrivevo prima per Frank corrisponde una analoga discrasia per Kay, anche se diversamente orientata, espressa da questo passo: "Era felice, ma lo era, per così dire, solo nel futuro, come se avesse fretta di farla finita una volta per tutte con il passato, e persino con il presente"); entrambi consapevoli dell'utilitarismo che li muove ma non così sinceri dal confessarlo reciprocamente; entrambi così animati dallo sconforto ("Sembrava che spiasse i segni della disperazione altrui, che quasi la provocasse, come per esorcizzare la propria"), che ipotizzare per loro un legame solido fondato sull'amore pare un atto di ottimismo immotivato.
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