Kate O'Brien, Mary Lavelle

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francesina
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Kate O'Brien, Mary Lavelle

Messaggio da francesina »

Mary Lavelle è una giovane ragazza degli anni Venti. Abita nella campagna irlandese, conduce una vita forse non completamente appagante ma comunque serena ed è fidanzata con John, un ragazzo serio ed onesto che si impegna a fondo per migliorare la propria posizione sociale prima di sposarla. Proprio nell’attesa del matrimonio e spinta dal desiderio di crescere e conoscere altre realtà, Mary accetta un incarico in voga per le giovani anglofone dell’epoca ovvero di istitutrice presso una famiglia benestante, in Spagna.
Sulla copertina della (splendida) edizione Fazi questo romanzo viene indicato come un “romanzo d’amore superiore, intelligente e di largo respiro, colorito e non convenzionale”, il che a mio avviso non rende giustizia al libro. E’ un romanzo di stampo chiaramente classico, che dimostra gli anni in cui è stato scritto (1936) e il modo di pensare ed agire dell’epoca, estremamente influenzati dalla morale cattolica e dal giudizio perbenista della società. Non è però solo un romanzo d’amore, anzi. Direi piuttosto che, almeno nella prima parte, è un romanzo di formazione: attraverso l’esperienza spagnola infatti Mary compie una vera e propria evoluzione che la porta ad un progressivo distacco dal suo precedente modo di pensare e provare sentimenti. Pochi sono gli avvenimenti raccontati: tutto quello che accade, avviene per lo più nell’animo di Mary. Mi viene da dire che conoscendo una nuova nazione, un nuovo clima e nuovi tipi di persone, la giovane conosce una sé diversa da quella che credeva di essere. Vacilla quindi il suo precedente modo di pensare, le sue aspettative per il futuro e, soprattutto l’amore – tutto sommato già tiepido- che credeva di provare per John.
La seconda parte del romanzo è decisamente più moderna e meno introspettiva: anche lo stile, da ”controllato” e descrittivo cambia, si velocizza e si allinea all’impeto e alle passione di cui Mary si scopre capace. L’amore che la anima non si conclude però nella sua espressione o nel suo compimento (non vado oltre nei dettagli per non spoilerare) ma è reso più profondo dall’autrice per la valenza di scoperta di sé e il conseguente scatto mentale che può generare nell’animo femminile.
Pur trovando eccessivamente lente alcune pagine e superflui alcuni approfondimenti (ad esempio sulla figura del padre delle sue allieve o sulle vite delle altre istitutrici) lo considero una lettura che merita, anche solo per alcuni passaggi decisamente poetici e per le ammirevoli descrizioni degli stati d’animo della protagonista.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii
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