"Il dottor Petrov parapsicologo" - Victor Zaslavsky

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Towandaaa
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"Il dottor Petrov parapsicologo" - Victor Zaslavsky

Messaggio da Towandaaa »

Quello che mi è piaciuto, e molto, in questo libro, sono la semplicità, l’amara ironia, il sarcasmo, il distacco solo apparente, che “increspano” storie semplici, che danno loro un significato di critica sociale netto ma non invadente, con una sobrietà che ben si attaglia alla trama e al tono prescelto.
Non ci sono grandi tragedie, orrori o drammi in questi racconti, ma l’ottusità delle gerarchie nell’assecondare i dettami del potere, l’arguzia e l’ingegno con cui alcuni cittadini tentano di sottrarsi a certe angherie, ambienti e circostanze tristi e dimessi che vengono interpretati attraverso un occhio quasi sornione, per un risultato che illustra per contrasto la vita quotidiana in Unione Sovietica nel periodo successivo a Stalin.
A volte si sorride, pur se amaramente, altre viene da indignarsi, o da scrollare il capo mormorando sconcertati “incredibile!” di fronte a vicende che hanno dell’assurdo, ma si arriva al termine della lettura troppo presto (o almeno, così è stato per me): e questo è un chiaro indice del fatto che l’originalità del taglio dato dall’autore alle storie rende questo libro un piccolo gioiello, da ricordare nel tempo.

Significativo il pensiero che si legge nelle note in seconda e terza di copertina: «quando non c'è niente da ridere, ecco che spuntano i satirici».
E emblematico della difficile coesistenza tra combattività e acquiescenza che si “respira” in queste pagine è anche il proverbio russo che vi viene citato: “Anche la peggior salute regge fino alla morte”.

Altre citazioni che riporto volentieri, dopo averle sottolineate durante la lettura:

“Gli uomini preferiscono credere nei miti che loro stessi si sono creati”

“Era elegante, per dirla con un termine letterario, a quell’epoca sparito dalla lingua russa parlata per mancanza di abiti eleganti”

“Se la lingua serve a nascondere i pensieri, allora a molti non serve affatto”

Per concludere, il brano più significativo dell’intero libro è, secondo me, quello che conclude il racconto che dà anche il titolo al libro, dedicato al dottor Petrov e al laboratorio (finanziato dai militari) in cui si studiavano la lettura del pensiero e altri fenomeni del genere:

“Mi raccontarono l’ultimo round della lotta di Petrov con i militari. Sapendo che la partita era ormai persa, aveva lasciato da parte la diplomazia.
- Che succederà, se gli americani troveranno il modo di leggere il pensiero ? – chiese a Petrov il presidente della commissione militare.
- È impossibile la lettura del pensiero altrui. È insensato ! – s’incollerì Petrov – Voi considerate il mondo come un unico continuo interrogatorio. Se gli uomini non avranno paura di esprimere i loro pensieri, non sarà più necessario leggerli.
- I suoi quadri non sono stati scelti con l’accortezza necessaria e spesso non sono politicamente affidabili. Si può immaginare che pensieri trasmetterebbero a distanza ! – rimproverò a Petrov un altro militare.
- I vostri invece sono impeccabili. L’unico loro difetto è che sono solo capaci di trasmettere assenza di pensiero a distanza – rispose Petrov.”
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