M. Cuomo, Piccola osteria senza parole
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M. Cuomo, Piccola osteria senza parole
Una lettura “semplice” questo romanzo di Massimo Cuomo, che in effetti molto somiglia alla copertina scelta dalla casa editrice e/o: pochi tratti elementari che delineano un paesaggio anonimo, campi e una modesta casetta. Un’immagine che rende bene l’atmosfera del paese dove è ambientata la storia: un piccolo borgo immaginario tra il Veneto e il Friuli dove tutti i giorni si assomigliano tra lavoro nei campi o nell’azienda locale (prima che chiudesse) ma soprattutto partite a briscola o alle slot machine del punto di ritrovo di Scovazze, il bar gestito dalla procace Gilda. La ripetitività di giornate tutte uguali viene però interrotta dall’inizio dei Mondiali di calcio (quelli negli Usa del ’94) e dall’arrivo di un misterioso meridionale: gira alla ricerca di un campanile con metà di una foto in mano, è astemio e si presuppone porti sfortuna. In realtà è proprio lui, Salvatore, a cambiare uno per uno i destini degli abitanti di Scovazze, sconvolgendone i ritmi di vita ed abbattendo le loro paure. Come? Con un paroliere (il gioco, quello con i dadi che hanno su ogni faccia una lettera e vanno agitati all’interno di un cubo di plastica) ovvero l’arma con cui Salvatore combatte la per lui insopportabile tendenza degli abitanti del posto a non parlare. Un romanzo scorrevole e con un piccolo giallo da risolvere, un fedele ritratto di una certa parte della provincia italiana e che si caratterizza dallo stile sintetico e dalla scelta di procedere nella narrazione con un succedersi di scene brevissime e molti flashback. Una soluzione stilistica che capisco possa non piacere ma che non ostacola minimamente la lettura.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
Sempre Francesina, anche su Anobii
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
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