"In mezzo a un fitto bosco, un castello dava rifugio a tutti coloro che la notte aveva sorpreso in viaggio: cavalieri e dame, cortei reali e semplici viandanti. "
Inizia così "Il castello dei destini incrociati". Il narratore ben presto si rende conto che le persone all'interno del castello non possono parlare e che egli stesso è diventato muto. L'unico modo per comunicare è un mazzo visconteo di tarocchi. Attraverso le immagini raffigurate sulle carte, i personaggi cercano di raccontare le loro storie. La stessa cosa accade nella seconda parte del libro, La taverna dei destini incrociati, ma questa volta i tarocchi sono quelli di Marsiglia.
L'idea era molto intrigante, ma il risultato è un'accozzaglia di storie contorte e confuse che ho fatto fatica a seguire. Avevo aspettative altissime, ma sono rimasta delusa.
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