"Due come loro" - Marco Marsullo

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Towandaaa
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"Due come loro" - Marco Marsullo

Messaggio da Towandaaa »

Il patto narrativo di sospensione dell’incredulità si instaura fin dalle primissime pagine (anzi, addirittura fin dalla seconda di copertina: non inizi a leggere questo libro se non sei disposto a seguire le vicende di un dipendente di Dio e del diavolo, no ?!), ma allora perché dilungarsi spesso in digressioni che tornino a spiegare cosa significa lavorare per l’uno o per l’altro ? Hanno solo l’effetto di incrinare la finzione (oltre a rallentare e appesantire il ritmo).
L’ironia trova terreno fertile nella scelta di mettere in ridicolo vizi e manie contemporanei (attribuiti sia agli uomini e alle donne che si incontrano nel romanzo, sia ai due suddetti datori di lavoro) ma spesso il gioco è troppo facile, e il risultato non è né umoristico né comico (secondo i canoni pirandelliani), ma neutro: banalizza luoghi comuni già di per sé stereotipati, senza aggiungere niente di nuovo all’intento di satira sociale.
Se a tutto ciò si aggiunge un linguaggio talvolta volgare (almeno secondo i miei personalissimi parametri di giudizio), una propensione a disseminare di battute e di aforismi (veri o aspiranti tali) pagine che non certo grazie ad essi diventeranno memorabili, finisco per concludere che questa volta Marsullo ha calcato un po’ troppo la mano, perdendo di vista la fragilità dell’equilibrio fra toni diversi che mi aveva fatto apprezzare molto di più “L'audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle Miserabili Monache” e “I miei genitori non hanno figli”. Ed è un vero peccato perché a sprazzi, anche in questo romanzo, si trovano alcune espressioni che dimostrano talento per la delicatezza, come, solo per citarne alcune: “Ha quell’età in cui il viso di una femmina è un misto tra la giovinezza e i rimpianti” (insieme a tutta la pagina dedicata a descrivere i pensieri di suor Marianna che sta per suicidarsi); “la solitudine è la moneta di resto piú diffusa al mondo”; “Percepiva la separazione come un elastico di tempo che si stava solo tendendo fino alla massima estensione, poi sarebbe tornato indietro”.

Con una trama così originale, insomma, mi aspettavo tutt’altro. Non dico che non si legga piacevolmente (soprattutto nella seconda metà, quando il protagonista diventa più umano e meno macchietta), che non abbia sorprese da riservare. Dico solo che scorre via, lasciando poco dietro di sé.
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