Jonas Fink - Una vita sospesa, Vittorio Giardino

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lunabluxxx
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Jonas Fink - Una vita sospesa, Vittorio Giardino

Messaggio da lunabluxxx »

Questo libro è un vero e proprio romanzo a fumetti, splendidamente articolato e disegnato, che segue le vicende del giovane ebreo Jonas nella sua splendida e tormentata città, Praga, passando dall'arresto del padre accusato di cospirazione dal regime comunista nel 1950, alla mancanza di libertà che incombe sulla sua adolescenza, alla repressione della primavera del 1968, che coinvolge anche Jonas ed i suoi amici, fino al ritorno molti anni dopo, nel 1990, quando tutto appare diverso e cambiato, tranne l'amicizia.

La storia di Jonas mi ha catturata, coinvolgendomi profondamente nelle emozioni e nelle speranze della sua giovinezza ma anche nell'angoscia di ingranaggi spaventosi ai quali il singolo non può ribellarsi.
Il segno di Vittorio Giardino è davvero dolce e crudele, nel senso che nella delicatezza così realistica del suo tratto inghiotte il lettore mettendolo faccia a faccia con la sofferenza e le difficoltà dei personaggi, prigionieri di una situazione difficilissima in cui ognuno tenta di resistere come può.
Jonas è perfettamente caratterizzato nel suo nervosismo e nella sua instabilità, figlie del suo carattere ma probabilmente anche della situazione in cui vive, in cui la minaccia sbircia dietro ogni angolo. Ho apprezzato molto anche la vivacità dei personaggi secondari, in particolare l'amico idraulico Slavek e l'anziano libraio Pinkel, oltre che l'amore per la letteratura e per la forza dell'arte che pervade tutto il libro.

"La repressione seleziona gli scrittori meglio di qualunque premio letterario".
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te...
(N. Hikmet)

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francesina
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Re: Jonas Fink - Una vita sospesa, Vittorio Giardino

Messaggio da francesina »

Anche a me è piaciuto molto.
Non sono particolarmente avvezza alle graphic novel, per cui mi stanco molto nel leggerle e probabilmente mi perdo tanti dei dettagli dei disegni tendendo a concentrarmi praticamente solo sui testi.
Ad ogni modo, l'ambientazione è molto interessante e mi ha permesso non solo di approfondire una pagina di storia di cui sapevo ben poco, ma anche di capire meglio e contestualizzare quanto letto tempo fa sull'esilio dello scrittore di Milan Kundera.
Ammetto però di non avere particolarmente apprezzato l'escamotage utilizzato per le ultimissime pagine: il ritorno sui luoghi di infanzia è un cliché e anche se era una conclusione naturale e in un certo senso "dovuta" mi ha lasciata perplessa.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii

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