Credevo, con questa lettura, di ritornare alla tristezza provata leggendo Una questione privata di Fenoglio, ed invece Il sergente nella neve è ancora più doloroso: riporta una drammaticità che quasi aggredisce il lettore, facendolo soffrire pagina dopo pagina.
Non c’è infatti spazio, qui, per la vita sentimentale del protagonista, né si hanno informazioni concrete su chi fosse e quale vita conducesse prima della guerra.
Tutta l’attenzione è dedicata alla guerra, alla fame e soprattutto al freddo che patiscono il sergentmagiù – il sergente del titolo che poi è lo stesso Rigoni Stern- con i suoi uomini prima nella fase di attesa nel caposaldo sul fiume Don e poi durante la lunghissima e disperata marcia della ritirata.
Doloroso e commovente, straziante nelle pagine dedicate alla battaglia di Nikolaevka e alle immagini riportate di uomini che quasi perdono il senno dalla fame e dalla stanchezza: credo che la frase di Giuanin “ghe rivarem a baita?” così come il messaggio dell’insensatezza di ogni guerra resteranno dentro di me a lungo.
“Vi era un bel sole: tutto era chiaro e trasparente, solo nel cuore degli uomini era buio.”
M. Rigoni Stern, Il sergente nella neve
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M. Rigoni Stern, Il sergente nella neve
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
Sempre Francesina, anche su Anobii
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